venerdì 15 novembre 2019

La pensione di Santa


Avrebbe voluto andare in pensione, mollare tutto e trasferirsi in un paese caldo per rosolarsi al sole dalla mattina alla sera. Forse in Portogallo. Non ne poteva più della neve, del freddo e delle aurore boreali. Basta licheni, ghiaccio e foche, voleva le palme, la sabbia ed i delfini. Pretendeva che all’alba nascesse il sole senza che rimanesse il buio come a notte fonda e di assistere ogni tanto ad un tramonto con tutte le sfumature di rosso possibili ed immaginabili. Aveva la nausea delle aringhe, del salmone e delle bacche; ananas, mango e papaia, possibilmente annaffiati da una caipirinha al suono di una samba o di un merengue: ecco la giusta dieta. E che dire di tutte le ragazzotte infagottate da strati su strati di indumenti pesanti che gli giravano intorno? Ci aveva convissuto per tanti anni, ma ora gli sarebbe piaciuto contornarsi di miss maglietta bagnata e di qualche sua collega altrettanto sportiva. Si sarebbe sentito come un giovane attempato ritrovando lo spirito di anni che in realtà non aveva mai vissuto. Non vedeva l’ora di buttare nella spazzatura l’agenda con i giorni mancanti alla data della consegna cerchiati in rosso facendola seguire da quel ridicolo cappello col pon-pon che aveva sempre detestato. Via anche gli stivaloni bordati di pelliccia da sostituirsi con delle havaianas colorate e da un bel sigaro cubano tra le labbra. Forse si sarebbe anche tinto la barba. Insomma, era stufo, stufo, stufo!
Finché il business era andato per il verso giusto con tutti i clienti soddisfatti e riconoscenti, aveva sopportato ogni disagio, ma ormai i suoi prodotti erano superati e lui non aveva alcuna intenzione di adeguarsi alle nuove tendenze del mercato. Era tempo di passare la mano, tirare i remi in barca, mollare la presa, chiamarsi fuori, chiedere l’ultimo giro, calare la saracinesca, dare forfait, passare le consegne. Insomma il concetto è chiaro: lavarsene le mani e chi s’è visto, s’è visto.  
Babbo Natale chiamò Alabaster Snowball, il capo elfo.
-Allora, che vogliamo fare? – disse il vecchio al piccoletto.
-In che senso, pardon?
-Ahhh, Alabà, non ti ci mettere pure tu! M’hai capito bene: dobbiamo andare avanti con la produzione anche quest’anno o chiudiamo baracca e burattini?
-Ma, capo, di letterine ne sono arrivate tante.
-Lo so, però cosa chiedono?
-La maggior parte vuole telefonini e giochi elettronici, qualcuno capi di abbigliamento ma solo se rigorosamente firmati dalle griffe che vanno per la maggiore.
-Ecco, lo vedi? A meno di non trasformarci in pataccari, ovvero produrre oggetti con il marchio falsificato, in realtà non riusciamo a soddisfare quasi nessuno. La Ditta è sempre stata specializzata in trenini, bambole e pupazzi di peluche. Ne sfornavamo una quantità impressionante e io li consegnavo in ogni parte del globo, tutti in una sera. Adesso chi vuole va su Amazon e quelli gli consegnano il pacco a casa in un giorno con in più il diritto di reso. Il DIRITTO DI RESO capisci?
-Cosa c’è di strano?
-Come: “cosa c’è di strano”? Elfetto mio caro, ti immagini se dessimo anche noi una facoltà simile? Il 26 dicembre saremmo sommersi da una valanga di pacchi di ritorno perché magari l’i phone era il numero otto invece che il nove o la chanellina nel frattempo era passata di moda. E poi magari i produttori ci farebbero causa per contraffazione. Un inferno al Polo Nord! Questo lo scenario.
L’elfo fu scosso da un brivido. I due rimasero un momento in silenzio a capo chino, ognuno immerso in cupi e nefasti pensieri. Poi Babbo Natale si scosse, raddrizzò la schiena e, con voce stentorea, annunciò:
-Basta, ho deciso: chiudiamo!
Il buon Alabaster Snowball, o meglio Alabà come era chiamato comunemente, aveva le lacrime agli occhi. Non si poteva immaginare disoccupato al tavolo di un bar intento a giocare a ramino con Bushy Evergreen, Minstix Pepper e Shinny Upatree senza avere altro da fare. Wunorse Openslae non l’avrebbero chiamato perché era un rompiballe e tale sarebbe rimasto anche in pensione. Il lavoro di una vita sfumato, perso, gettato nella fornace del progresso, se tale si poteva chiamare. Tanta cura, professionalità, dedizione vinte dal mostro telematico e da un imprenditore pelato dall’occhio sifulino.
-Aspetta. – Interloquì il folletto cercando di frenare l’impulsività del Principale. – Noi stiamo considerando solo l’aspetto, per così dire, commerciale della faccenda. Prova a vedere la questione da un altro punto di vista.
-Spiegati! – disse burbero il vecchio che con la mente stava già alle Bahamas.
-Beh, tu non hai mai portato solo giocattoli, ma hai consegnato altro di ben più importante.
-Gioielli intendi? Raramente, anzi quasi mai e sempre di malavoglia: non rientravano nel catalogo.
-Nooo, che hai capito? – Disse l’elfo con uno sbuffo d’impazienza.
-Piccoletto, non ti permettere! – Babbo Natale già non aveva un carattere facile, ma ad essere preso per scemo non ci stava proprio.
-Scusa, capo. Mi sono espresso male.
-Ambè, vai avanti.
-Tu, noi se mi consenti, abbiamo costruito la favola. Abbiamo messo in scena una storia, alla quale tutti fanno finta di credere, fatta di gioia, speranza e serenità che almeno per un breve periodo ogni anno, scalda il cuore e fa sentire un po’ migliori di quanto in realtà siamo. Per i bambini noi rappresentiamo il mistero della notte di Natale, quando un postino ciccione vestito di rosso premia la loro bontà e perdona le marachelle. Se non ti vedessero più, chi darebbe loro l’eccitazione dell’attesa?  Come potrebbero vivere l’emozione che toglie il fiato sentendo, nel cuore della notte, un rumore improvviso provenire dal salotto e la frenesia di rimanere costretti sotto le coperte in attesa che venga mattina per correre a vedere se Babbo Natale si sia ricordato di loro? E poi la gioia di scartare una marea di pacchetti nuotando tra onde di carta colorata e riccioli di nastro dorato.
-Mhhh, già, già.
-Ma non solo i bambini.
-Oh, bella. E chi altro?
-Allora sei di coccio! Scusa capo, non volevo. Colpa mia, mi spiego meglio. Io credo che la nostra attività sia benefica soprattutto per i “grandi”. Perché non si è mai del tutto grandi. In fondo al cuore di ogni uomo o donna con i capelli grigi vive per sempre un bambino con il suo mondo di favole e fantasia. Forse solo noi sappiamo risvegliare per un momento quel fanciullo e riscoprire la voglia sopita di sognare, di credere in un mondo migliore, nella bontà al posto del cinismo. Di concedere una tregua, anche se solo fittizia e temporanea, alla guerra quotidiana che coinvolge ogni esistenza. Quanto vale un attimo, un breve attimo, quando un improvviso ricordo fa scivolare dalle spalle il peso grave degli anni e ci si ritrova insieme ai propri cari lontano nel tempo, durante la notte più lunga dell’anno? Per poi rinnovare, anno dopo anno, generazione dopo generazione, lo stesso incantesimo lasciando in tutti un seme che forse, ogni tanto, potrà far sbocciare un fiore d’inaspettata bellezza. E tu vorresti togliere tutto questo?
Si vedeva che il vecchio pancione era rimasto colpito dalle parole del piccolo, saggio elfo. Grattandosi la barba bianca con impegno, riconsiderava tanti aspetti del suo lavoro che la routine gli aveva fatto dimenticare, così come accade un po’ a tutti di sottovalutare le cose importanti travolti dalla quotidianità.
-Caro, preziosissimo, Alabaster Snowball: hai ragione. Annullo la mia decisione precedente e confermo a te ed a tutta la banda di elfi, renne e compagnia varia che il nostro impegno continua con lo stesso entusiasmo ed allegria! E quindi…al lavoro tutti insieme! Ohh, ohh, ohh!
In fondo, pensò Babbo Natale, a chi piacciono caipirnha e miss con la maglietta bagnata? Ma non ne era del tutto convinto.