Avrebbe
voluto andare in pensione, mollare tutto e trasferirsi in un paese caldo per
rosolarsi al sole dalla mattina alla sera. Forse in Portogallo. Non ne poteva
più della neve, del freddo e delle aurore boreali. Basta licheni, ghiaccio e
foche, voleva le palme, la sabbia ed i delfini. Pretendeva che all’alba
nascesse il sole senza che rimanesse il buio come a notte fonda e di assistere ogni
tanto ad un tramonto con tutte le sfumature di rosso possibili ed immaginabili.
Aveva la nausea delle aringhe, del salmone e delle bacche; ananas, mango e
papaia, possibilmente annaffiati da una caipirinha al suono di una samba o di un
merengue: ecco la giusta dieta. E che dire di tutte le ragazzotte infagottate da
strati su strati di indumenti pesanti che gli giravano intorno? Ci aveva
convissuto per tanti anni, ma ora gli sarebbe piaciuto contornarsi di miss maglietta
bagnata e di qualche sua collega altrettanto sportiva. Si sarebbe sentito come
un giovane attempato ritrovando lo spirito di anni che in realtà non aveva mai
vissuto. Non vedeva l’ora di buttare nella spazzatura l’agenda con i giorni mancanti
alla data della consegna cerchiati in rosso facendola seguire da quel ridicolo
cappello col pon-pon che aveva sempre detestato. Via anche gli stivaloni
bordati di pelliccia da sostituirsi con delle havaianas colorate e da un bel sigaro
cubano tra le labbra. Forse si sarebbe anche tinto la barba. Insomma, era stufo,
stufo, stufo!
Finché il
business era andato per il verso giusto con tutti i clienti soddisfatti e
riconoscenti, aveva sopportato ogni disagio, ma ormai i suoi prodotti erano superati
e lui non aveva alcuna intenzione di adeguarsi alle nuove tendenze del mercato.
Era tempo di passare la mano, tirare i remi in barca, mollare la presa,
chiamarsi fuori, chiedere l’ultimo giro, calare la saracinesca, dare forfait,
passare le consegne. Insomma il concetto è chiaro: lavarsene le mani e chi s’è
visto, s’è visto.
Babbo Natale
chiamò Alabaster Snowball, il capo elfo.
-Allora, che
vogliamo fare? – disse il vecchio al piccoletto.
-In che
senso, pardon?
-Ahhh,
Alabà, non ti ci mettere pure tu! M’hai capito bene: dobbiamo andare avanti con
la produzione anche quest’anno o chiudiamo baracca e burattini?
-Ma, capo,
di letterine ne sono arrivate tante.
-Lo so, però
cosa chiedono?
-La maggior
parte vuole telefonini e giochi elettronici, qualcuno capi di abbigliamento ma
solo se rigorosamente firmati dalle griffe che vanno per la maggiore.
-Ecco, lo
vedi? A meno di non trasformarci in pataccari, ovvero produrre oggetti con il
marchio falsificato, in realtà non riusciamo a soddisfare quasi nessuno. La
Ditta è sempre stata specializzata in trenini, bambole e pupazzi di peluche. Ne
sfornavamo una quantità impressionante e io li consegnavo in ogni parte del
globo, tutti in una sera. Adesso chi vuole va su Amazon e quelli gli consegnano
il pacco a casa in un giorno con in più il diritto di reso. Il DIRITTO DI RESO
capisci?
-Cosa c’è di
strano?
-Come: “cosa
c’è di strano”? Elfetto mio caro, ti immagini se dessimo anche noi una facoltà
simile? Il 26 dicembre saremmo sommersi da una valanga di pacchi di ritorno
perché magari l’i phone era il numero otto invece che il nove o la chanellina
nel frattempo era passata di moda. E poi magari i produttori ci farebbero causa
per contraffazione. Un inferno al Polo Nord! Questo lo scenario.
L’elfo fu
scosso da un brivido. I due rimasero un momento in silenzio a capo chino,
ognuno immerso in cupi e nefasti pensieri. Poi Babbo Natale si scosse,
raddrizzò la schiena e, con voce stentorea, annunciò:
-Basta, ho
deciso: chiudiamo!
Il buon
Alabaster Snowball, o meglio Alabà come era chiamato comunemente, aveva le
lacrime agli occhi. Non si poteva immaginare disoccupato al tavolo di un bar intento
a giocare a ramino con Bushy Evergreen, Minstix Pepper e Shinny Upatree senza
avere altro da fare. Wunorse Openslae non l’avrebbero chiamato perché era un
rompiballe e tale sarebbe rimasto anche in pensione. Il lavoro di una vita
sfumato, perso, gettato nella fornace del progresso, se tale si poteva
chiamare. Tanta cura, professionalità, dedizione vinte dal mostro telematico e
da un imprenditore pelato dall’occhio sifulino.
-Aspetta. –
Interloquì il folletto cercando di frenare l’impulsività del Principale. – Noi
stiamo considerando solo l’aspetto, per così dire, commerciale della faccenda.
Prova a vedere la questione da un altro punto di vista.
-Spiegati! –
disse burbero il vecchio che con la mente stava già alle Bahamas.
-Beh, tu non
hai mai portato solo giocattoli, ma hai consegnato altro di ben più importante.
-Gioielli
intendi? Raramente, anzi quasi mai e sempre di malavoglia: non rientravano nel
catalogo.
-Nooo, che
hai capito? – Disse l’elfo con uno sbuffo d’impazienza.
-Piccoletto,
non ti permettere! – Babbo Natale già non aveva un carattere facile, ma ad essere
preso per scemo non ci stava proprio.
-Scusa,
capo. Mi sono espresso male.
-Ambè, vai
avanti.
-Tu, noi se
mi consenti, abbiamo costruito la favola. Abbiamo messo in scena una storia,
alla quale tutti fanno finta di credere, fatta di gioia, speranza e serenità
che almeno per un breve periodo ogni anno, scalda il cuore e fa sentire un po’
migliori di quanto in realtà siamo. Per i bambini noi rappresentiamo il mistero
della notte di Natale, quando un postino ciccione vestito di rosso premia la
loro bontà e perdona le marachelle. Se non ti vedessero più, chi darebbe loro
l’eccitazione dell’attesa? Come
potrebbero vivere l’emozione che toglie il fiato sentendo, nel cuore della
notte, un rumore improvviso provenire dal salotto e la frenesia di rimanere
costretti sotto le coperte in attesa che venga mattina per correre a vedere se
Babbo Natale si sia ricordato di loro? E poi la gioia di scartare una marea di pacchetti
nuotando tra onde di carta colorata e riccioli di nastro dorato.
-Mhhh, già,
già.
-Ma non solo
i bambini.
-Oh, bella.
E chi altro?
-Allora sei
di coccio! Scusa capo, non volevo. Colpa mia, mi spiego meglio. Io credo che la
nostra attività sia benefica soprattutto per i “grandi”. Perché non si è mai
del tutto grandi. In fondo al cuore di ogni uomo o donna con i capelli grigi
vive per sempre un bambino con il suo mondo di favole e fantasia. Forse solo
noi sappiamo risvegliare per un momento quel fanciullo e riscoprire la voglia
sopita di sognare, di credere in un mondo migliore, nella bontà al posto del
cinismo. Di concedere una tregua, anche se solo fittizia e temporanea, alla
guerra quotidiana che coinvolge ogni esistenza. Quanto vale un attimo, un breve
attimo, quando un improvviso ricordo fa scivolare dalle spalle il peso grave
degli anni e ci si ritrova insieme ai propri cari lontano nel tempo, durante la
notte più lunga dell’anno? Per poi rinnovare, anno dopo anno, generazione dopo
generazione, lo stesso incantesimo lasciando in tutti un seme che forse, ogni
tanto, potrà far sbocciare un fiore d’inaspettata bellezza. E tu vorresti
togliere tutto questo?
Si vedeva
che il vecchio pancione era rimasto colpito dalle parole del piccolo, saggio
elfo. Grattandosi la barba bianca con impegno, riconsiderava tanti aspetti del
suo lavoro che la routine gli aveva fatto dimenticare, così come accade un po’
a tutti di sottovalutare le cose importanti travolti dalla quotidianità.
-Caro,
preziosissimo, Alabaster Snowball: hai ragione. Annullo la mia decisione
precedente e confermo a te ed a tutta la banda di elfi, renne e compagnia varia
che il nostro impegno continua con lo stesso entusiasmo ed allegria! E
quindi…al lavoro tutti insieme! Ohh, ohh, ohh!
In fondo,
pensò Babbo Natale, a chi piacciono caipirnha e miss con la maglietta bagnata?
Ma non ne era del tutto convinto.