venerdì 7 ottobre 2022

Un Fiore


Mi piacerebbe che sul nostro pianerottolo ci fosse un banchetto di fiori. Fisso, ventiquattr’ore al giorno, con un omino gentile che non si stancasse mai di aspettare e rimanesse sempre disponibile per chi avesse bisogno di lui. Dovrebbe essere fornito di fresie in primavera e grandi peonie, di quelle sfumate sul colore del rosa e con l’aspetto un po’ decadente, verso maggio. Mazzi di lavanda nel mese di luglio, ciclamini all’inizio dell’inverno e rose tutto l’anno. Sotto Natale non dovrebbe offrire quelle piante rosse abbastanza banali, ma proporre composizioni di agrifoglio e bacche con rami di abete e stecche di cannella per spargere intorno l’odore delle Feste. Visto lo spazio disponibile, non mi aspetterei di trovare un vasto assortimento, ma sarebbe sufficiente che, come nei migliori negozi di alimentari, esponesse sempre delle primizie o delle ricercatezze selezionate fra le migliori sul mercato in quel momento. Il fioraio dovrebbe anche essere una persona provvista di un certo gusto estetico poiché sarebbe suo compito abbinare la tinta della carta crespa con i nastri ed fiori tra loro, in una armonica composizione di colori e profumi. A disposizione terrebbe dei semplici biglietti per accompagnare il dono floreale con brevi dediche o pensieri affettuosi. Non dovrebbero essere dozzinali, ma fatti con un bel cartoncino color crema che resistesse al tempo, magari in fondo ad un cassetto, per ricordare un momento o quella persona cara. Insomma, tutto molto curato e ben tenuto. Già, ma l’obiezione del venditore di fiori sarebbe inevitabile ed ovvia: per i miei affari non c’è abbastanza passaggio sul pianerottolo, direbbe. Ed avrebbe ragione, al nostro piano ci sono solo due appartamenti e il mio dirimpettaio ha una bella terrazza con molte piante e non credo sarebbe un gran cliente. Però, caro fioraio, io le vorrei spesso regalare un fiore quando di notte la guardo dormire, e poi quando torno a casa le vorrei portare un fiore che parlasse per me. Ancora un fiore quando, come adesso, scrivo pensando a lei, ed un altro da lasciare sul tavolo in cucina per accompagnare la colazione. Un fiore per ogni parola non detta, un fiore per ogni pensiero tenuto segreto, un fiore per ogni volta che la rivedo, un fiore per quando mi sta vicino. Ancora fiori che dicano: grazie, che dicano: il tempo non esiste, che dicano: sono qui. E poi fiori per festeggiare una ricorrenza o solo un altro giorno vissuto insieme, per rallegrare la casa o per vederla sorridere. Fiori da lasciare in un piccolo vaso di vetro sul lavandino, sulla scrivania dove lavora, da infilare tra le pagine della sua agenda fitta di impegni. Un altro fiore, solo uno, per non finire mai di darle un fiore.
Come vedi, caro fioraio, sul mio pianerottolo la clientela sarebbe sicuramente poco numerosa, ma se il tuo mestiere è anche spargere un po’ di amore, qui non ti mancherebbe il lavoro.