venerdì 31 agosto 2018
Una stella in pericolo
Una stella è in pericolo! E noi cosa possiamo farci? Intanto, ad esempio, prenderla tra le mani e soffiarci sopra, oppure spingerla piano piano verso la via lattea. Ma, in fondo cosa c’importa? Si tratta solo di un puntino luminoso all’orizzonte, una scia nella notte di San Lorenzo o un brilluccichio perso tra mille. Ma a lei rivolsi il mio desiderio, a lei affidai una speranza che sapevo vana e con lei sparii inghiottito dalla notte. Su di lei immaginai di camminare quando, da piccolo, puntavo il naso all’insù e sentivo la brezza della notte confondersi col rumore del mare. Con lei provai un senso di fastidio quando vidi le immagini ingrandite dei telescopi scoprirne ogni ruga rivelando un volto che sarebbe dovuto rimanere velato da una trina intessuta di mistero. La ricordo quando mi venne a trovare attraverso la finestra della mia camera. Si affacciò discreta e meravigliosa, chiedendomi perché ero triste, ed io mi sentii solamente un po’ meno solo e le parlai. Una volta la insultai, ma lei pianse con me, le diedi un nome che ero certo fosse sbagliato e bevvi dalla sua luce. Vidi facce sulla sua superficie, mi sorrise, fece una smorfia ironica, ed io la perdonai perché non capiva. Poi scrutai la mia ombra sul terrazzo con lei che imitava il sole e la calpestai per vedere se avrebbe condiviso un po’ di dolore. La stella rideva di me, di noi, del mondo e del tempo, in un buio dove non arrivano suoni né lamenti. E adesso è in pericolo, non so quale, ma la vedo: non sembra la stessa. O forse sono i miei occhi che hanno perso la voglia di sognare.
mercoledì 22 agosto 2018
La mamma di Luca
Il piccolo
Luca prese un quaderno a quadretti, il righello e una matita. Fece delle righe
orizzontali per tutta la larghezza del foglio, poi contò quattro quadratini e
ne fece un’altra. Proseguì nello stesso modo fino alla fine della pagina e dopo
ruotò il quaderno per tirare altre righe perpendicolari alle precedenti. Si
fermò a rimirare il suo lavoro e quindi cambiò penna. Prese quella rossa per
dare più importanza a quanto si apprestava a scrivere. Cominciò con il
quadratino in alto sulla sinistra e ci scrisse un bell’”1”, su quello adiacente
vergò un “2” e così via per tutti i successivi fino ad arrivare al numero “101”.
Aveva riempito svariate pagine ed improvvisamente pensò di aver sbagliato tutto
perché forse su un foglio protocollo avrebbe potuto riunire tutti i numeri, ma
fu solo un breve ripensamento. Il lavoro andava bene così e Luca ne fu
soddisfatto. Quel giorno, il 15 settembre, a scuola era andato tutto storto. Il
maestro l’aveva visto giocare sotto al banco con una macchinetta e gliela aveva
sequestrata; a “inglese” non aveva saputo rispondere alle domande e, per
finire, a ricreazione aveva litigato con uno di un’altra classe rimediando un
calcio nello stinco che ancora gli faceva male. Tornato a casa raccontò tutto
alla madre e si aspettava un rimprovero, forse uno scappellotto, ma non era
preoccupato: sapeva come farsi perdonare. Invece rimase stupito quando la
mamma, guardandolo con occhi tristi, gli fece una carezza sui capelli e poi si
mise a piangere davanti a lui. Non pensava di aver fatto cose tanto gravi, e
lei glielo confermò: “Non ti preoccupare, piccolo, non è causa tua. Mamma è
solo stanca, non ci fare caso.” Ma a lui si strinse il cuore e tutta la
malinconia del mondo si riversò sulle sue gracili spalle. Si chiuse nella sua
cameretta ed era talmente triste che non gli uscì neanche una lacrima per
sfogarsi un po’. Prese il suo soldatino preferito e si stese sul letto. Guardando
il soffitto, pensò tanto ed alla fine gli venne una buona idea. Non gli
importava dei piccoli problemi a scuola o con gli amici, ma in qualche maniera
voleva aiutare la mamma e farle tornare il sorriso. Non sapeva bene cosa fare,
almeno fintanto non fosse cresciuto abbastanza per difenderla contro tutti, però
forse poteva chiedere aiuto. Si mise alla scrivania e completò quel lavoretto.
Il giorno dopo, il 16, avrebbe fatto una grossa “X” sul riquadro numero 1 e poi
i giorni successivi avrebbe barrato gli altri in fila fino a quando fosse
arrivato all’ultimo. Il 101 avrebbe coinciso con il 25 dicembre ed era sicuro
che chi portava i regali gli avrebbe letto nel cuore esaudendo il suo più
grande desiderio. Quelle lacrime non voleva più vederle.
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