domenica 2 febbraio 2020

La Società



Un posto vale l’altro, ma le coincidenze vanno rispettate. Una pergola in riva al mare e per primo arrivò il notaio. Prese posto su una poltroncina, posò la borsa di cuoio per terra e chiuse gli occhi. Dopo poco giunse il vaccaro, con il suo bel cappellone a larghe tese, e per ultimo il poeta. Non si salutarono, non ce n’era bisogno, si conoscevano da talmente tanto tempo che i convenevoli erano ormai superflui. Si sedettero uno vicino all’altro, tutti guardando l’orizzonte con poca voglia di parlare e quasi infastiditi dal trovarsi in compagnia di persone tanto di diverse una dall’altra. Metti un po’ di musica, disse uno, ed un altro vicino all’ i-phone cercò un blues. Cosa fai? Disse il terzo, qui ci vuole un brano di Tchaikovsky ad accompagnare la promessa del tramonto. No, no, musica pop anni settanta, semplice e onesta che faccia parte del nostro passato, per perderci nei ricordi e rivivere le emozioni delle prime volte. Era normale che non fossero d’accordo praticamente su niente e se non fosse stato per quell’appuntamento, le loro strade non si sarebbero mai incrociate. Un whisky? Per me un buon bicchiere di vino. Una tisana, se non vi dispiace. Quasi non si guardavano e si capiva perfettamente come ognuno di loro avrebbe voluto trovarsi altrove o in compagnia di qualcun altro. Ma facevano parte della stessa società, erano in quote uguali compartecipi di un azienda che era attiva sul mercato ormai da molto tempo e che dovevano contribuire a portare avanti e quindi, periodicamente, si dovevano riunire. In realtà erano sempre collegati perché ogni decisione, qualsiasi comportamento, erano frutto di un compromesso tra di loro oppure di un atteggiamento che favoriva, a turno, prima uno e poi l’altro. Naturalmente, a seconda dei momenti o delle necessità, prevalevano le indicazioni di un socio a discapito del sodale e questa continua guerra per la supremazia sembrava non avesse mai né la fine né un vincitore. A volte la “company” si poneva l’obiettivo di espandersi negli Stati Uniti, di rimbalzo tornava a concentrarsi sul lavoro quotidiano per poi programmare progetti tanto belli quanto improbabili. Questa confusione spesso non produceva i risultati previsti, ma era proprio la varietà di stimoli che rendeva l’attività ancora interessante e viva. Quel giorno, in riva al mare, dovevano decidere chi sarebbe stato l’Amministratore Unico, con le relative responsabilità decisionali e di gestione. Nominarono me, e non mi meravigliò che fossi chiamato a guidare tre personalità così differenti. Lo facevo da molti anni e sebbene fossi consapevole di indulgere talvolta con uno dei soci, ero ormai abbastanza pratico nell’armonizzare le varie inclinazioni e le diverse aspettative. Eccomi, quindi, con quelle tre anime, e forse non solo quelle, che vado avanti affrontando problemi e sfide come meglio posso. La facciata è sempre la medesima, ma dietro l’apparenza, come per qualsiasi persona, c’è una folla di altri me stesso, e spesso non è facile farli andare d'accordo.