giovedì 27 settembre 2018

Il padre della sposa


La prese per mano sussurrandole parole scherzose. Aveva visto che era nervosa e cercava di rendere quel momento più lieve, di distrarla. Per quanto lo riguardava, faceva finta che quei passi sul prato fossero solo una passeggiata come un’altra con al fianco sua figlia vestita di bianco. Poi, finita la cerimonia, iniziò la festa e la sposa prese il microfono per cantare una canzone a quell’estraneo che per un semplice “si” improvvisamente era diventato suo marito. Non era la prima volta che interpretava quel brano, ma in quel momento fra le note vibrava un’emozione forte, un accento di sincerità. Il padre notò soprattutto lo sguardo che sua figlia rivolse al marito. C’era amore in quel canto ed una dedica che, attraverso parole in un’altra lingua, sgorgava dritta dal cuore per perdersi nell’oscurità della notte.  Voleva arrivare nelle orecchie del suo amato, ma colpì la sensibilità dell’anziano genitore che in disparte assisteva allo spettacolo. Per darsi un contegno e soffocare lo tsunami che si sentiva dentro, il padre della sposa si accese un grosso sigaro con un’attenzione del tutto superflua. Il fumo, al quale non era abituato, gli diede l’alibi per avere gli occhi umidi e qualche colpo di tosse coprì la sua voce un po’ strozzata.
-Se potessi lo metterei sotto con la macchina. – Confidò, a bassa voce, al suo amico Massimo. –Sono geloso. Si, lo so, abbiamo due ruoli diversi e lei sicuramente vuole bene anche a me oltre che a lui, seppure in maniera diversa. E’ giusto così e non potrebbe essere diversamente. Ma lo ammazzerei, e non è detto che non lo faccia. -  L’amico lo guardò come se fosse impazzito o avesse bevuto troppo.
-Che stai dicendo? Dovresti essere felice che tua figlia sia tanto innamorata. – Disse Massimo. -Tu sei il padre, non puoi competere con l’amore romantico di una giovane donna per un ragazzo della sua età. Non sarebbe giusto, è nell’ordine naturale delle cose che una figlia si sposi e lasci la famiglia nella quale è cresciuta. – Come risposta a quelle parole, il saggio amico ricevette un’occhiataccia carica d’odio da parte di un uomo che in quel momento aveva abbandonato ogni tipo di razionalità.
-Ma certo che sono contento, altrimenti non avrei approvato questo matrimonio. Credo che il mio consenso sia il regalo più grande che ho fatto a mia figlia, seppure lei non se ne renda conto. Ho visto che lei lo voleva, con tutto il suo cuore, ed io non mi sono opposto alla sua speranza di felicità. Speranza che le auguro si avveri, sinceramente. Quasi, sinceramente. Perché, lo confesso, vorrei che si lasciassero domattina. Mi piacerebbe che lei venisse da me in lacrime dicendo di essersi resa conto di aver fatto un errore e di voler annullare tutto.
-Sei pazzo.
-Pazzo, non lo so. Disturbato, sicuramente. Scosso da questa gelosia che non so soffocare e che mi tengo per me. E’ un brutto sentimento la gelosia. Denota voglia di possesso, mancanza di sicurezza in se stessi, l’istinto che prevale sulla ragione. Tutto giusto, però…c’è.
Massimo non lo capiva, o forse non voleva dare importanza a parole che il vino aveva messo in libertà. Mise una mano sul braccio dell’amico per richiamare la sua attenzione.
-Vai, ti chiama per ballare con te, con suo padre.
-Non voglio andare. Lo fa solo per consolarmi, è quasi un abbraccio d’addio: non lo voglio fare. E poi non voglio che si accorga di quello che sto provando.
-Non fare il cretino, vai. E’ solo un ballo con la sposa, un gesto d’affetto.
-Hai ragione tu. – E strinse fra le braccia quella bambina come l’aveva stretta a sé quando gliela porsero appena nata.
Il padre continuò a ridere per tutta la durata del ricevimento, con una finta aria di superiorità, come fosse una festa qualsiasi. Quando suo genero gli andò vicino, lo abbracciò ipocritamente, sentendosi come un Giuda che speri di vedere un manipolo di sbirri arrivare improvvisamente per portare via l’intruso.
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Adesso, a distanza di tempo dal matrimonio, confermo che la gelosia nei confronti di una figlia è del tutto irrazionale e assolutamente non giustificabile. Lo so, non ha senso e dovrei riconoscerla come un sentimento indegno per un padre saggio e benevolente. Sono d’accordo e mi adeguo. Ma se, inaspettatamente, al bravo ragazzo arrivasse un’offerta di lavoro da uno studio di Helsinki e se a mia figlia, contemporaneamente, capitasse di incontrare il CEO di una grande azienda con sede a New York che la volesse come collaboratrice, io non me ne dispiacerei. Comunque mi riprometto di soffocare la mia parte irrazionale con tutta la buona volontà necessaria, anche se non consiglierei a mio genero di attraversare la strada mentre sto arrivando con l’auto. Così, per prudenza.


giovedì 20 settembre 2018

Stocastico


Stocastico è il modo di vivere quotidiano per ognuno di noi. Stocastico è quando si attraversa la strada e si raggiunge il marciapiede opposto. Stocastico è il colpo al cuore per un’emozione inaspettata. Stocastico è un buon affare. Stocastico è un colpo di vento che fa volare l’ombrellone. Stocastico è uno sguardo che riesce a vederti. Stocastico è un gesto gentile. Stocastico è un amico che tradisce. Stocastico è lo sgambetto mentre stai in fila. Stocastico è uno squarcio di sereno nel cielo. Stocastico è il suono della sveglia al mattino. Stocastico è un dolore che passa. Stocastico è un parcheggio. Stocastico è un fine settimana in campagna. Stocastico è il consiglio di chi non ti conosce. Stocastico è il capo piegato per una preghiera. Stocastico è l’ascensore al piano. Stocastico è un bel colpo giocando a golf. Stocastico è un full a poker. Stocastico è se hai fatto bene o se hai fatto male, non cambia. Stocastico è il pugno per chi si trova a passare. Stocastico è un battito del cuore che segue un altro. Stocastico è l’impazzimento di una cellula che rovina la vita. Stocastico è un nuovo nipote. Stocastico è un vicolo dove non passavi da anni. Stocastico è un numero al lotto. Stocastico è un incontro alla cassa del supermercato. Stocastico è il ritornello di una canzone degli anni sessanta. Stocastico è un biglietto omaggio. Stocastico è un sorriso. Stocastico è fermarsi proprio su quella panchina. Stocastico è riconoscersi nello specchio alla mattina. Stocastico è quello che si dimentica. Stocastico è una consolazione alla propria incapacità. Stocastico è: “inch’Allah”.
 Stocastico è rendersi conto che tutto è stocastico e che solo l’affermare: “stocastico!” consente di andare avanti.