Scrivendo, ho considerato la questione ed ho rilevato come
non sia affatto semplice armonizzare il carattere di un personaggio con il nome
che lo deve rappresentare. Mi permetto di dissentire dal caro vecchio William
quando fa dire alla sua eroina: “Oh Romeo, Romeo perché sei tu Romeo? Rinuncia
al tuo nome. Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro
nome avrebbe il suo profumo.” Beh, non credo sia proprio così. “Oh Asdrubale,
Asdrubale…” Non suona! Forse Giulietta l’avrebbe snobbato dal primo incontro se
si fosse presentato così. E contesto anche il fatto che la rosa avrebbe lo
stesso “appeal” se, facciamo un’ipotesi, si chiamasse nasturzio o rododendro.
Vogliamo paragonare: “Cara, ti ho portato un mazzo di rose.” con “Cara, prendi
questo cespo di nasturzi”. Manca il romanticismo e suppongo che chi riceve il
dono, nel primo caso possa reagire ringraziando con un bacio, nel secondo
un’alzata di sopracciglio mi sembra il massimo effetto possibile.
Poi, soprattutto, vorrei far notare l’errore macroscopico
del collega Alessandro. Come si può chiamare il protagonista di una storia
romantica col nome di “Fermo”? “Fermo e Lucia” era il titolo della prima
edizione del famoso libro che rimase invenduta sugli scaffali dei librai di
Milano per molto tempo. Pensiamo ad un dialogo tra i due innamorati. “Baciami,
Fermo!” “Devo stare fermo o ti devo baciare?” “Fermo, non ti fermare!” “Che
devo fare? Mi devo muovere oppure no?” “Va bene, basta. Vattene, Fermo.”
“Insomma, devo andare via o devo restare?” Schizofrenia al parossismo e rottura
del fidanzamento pressoché certa. Solo dopo che l’autore capì, e non ci voleva
un genio, di dover cambiare e chiamò il ragazzo con un normale “Renzo” ed il
romanzo “I Promessi Sposi”, le vendite decollarono portando l’opera nella lista
dei best seller.
Potrei continuare con gli esempi e se è vero che come
dicevano i latini “Nome Omen”, chissà quante vicende nel mondo reale si
sarebbero svolte in maniera diversa con i protagonisti chiamati differentemente
e come sarebbe potuta cambiare la letteratura se, invece di Amleto, l’immortale
Bardo avesse battezzato il Principe di Elsinore “Cipollino”.
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