Sono fuori,
sul balcone, le peonie e le mattonelle,
Mentre la luce
rosata di un pallido sole ne fa vivere i colori.
Oltre la
finestra brilla la falsa immagine di una primavera
Che non c’è,
e non ce n’è neanche la promessa.
Dentro casa,
e nell’animo mio, vive ancora l’inverno.
Freddo, morto
come le foglie e scuro come i miei tormenti.
Odio quella
ingannevole illusione di un tempo più mite,
Di un
tramonto privo di nubi, di un’estate calda e consolante,
Quando la
brama di udire ancora la risacca ed il tepore della sabbia
Si accompagna
allo stordito sentimento dell’oblio.
Odio quell’illusione
perché tale si rivela ogni volta,
Vinta dal
gelido morso della vita che sbriciola la speranza
In fine, impalpabile,
polvere che il vento solleva e disperde.
Troppe
stagioni sono passate nell’attesa dell’estate, infiniti mandorli
In fiore
hanno annunciato giornate più lunghe e notti brevi.
Tante
tiepide serate hanno accompagnato i miei sogni per quante
Gelide albe
hanno visto un brusco e spietato risveglio.
Non bisogna
fidarsi della primavera, l’estate ingannerà; se anche
Si avesse la
ventura di viverla, non sarà altro che lo spettro
Della ragione
di vivere che ci illudiamo esista.
Quando il caldo,
come sempre, arriverà, ormai sarà in ritardo
Ed io ancora
Indosserò i guanti, la sciarpa e mi soffierò sulle mani.
Perché del
sole non mi fido più.
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