-Non c’incontreremo più, devo partire. Il lavoro mi porta
all’altro capo del mondo, e non voglio rinunciarci. Sono anni che fatico per
diventare quello che sono e non posso lasciarmi scappare questa occasione.
-E noi? – disse lui.
-Noi ci siamo incrociati. Abbiamo unito per un po’ le nostre
vite e ci siamo dati reciprocamente quello che potevamo. Ma la vita va dove
vuole e noi non possiamo opporci, o forse non sarebbe giusto. – Gli rispose.
-E’ stato uno sbaglio o un capriccio?
-No, nessuno dei due. E’ stato un magnifico incontro, lo
sfioramento di due stelle che però hanno orbite diverse. E’ l’universo che gira
senza che noi lo si possa fermare o modificare in alcun modo. Non devi essere
triste, pensa ai momenti vissuti insieme che non avremmo avuto se non ci
fossimo incontrati.
-Ma ci siamo amati.
-Certamente, per un attimo io ti ho accarezzato e tu mi hai
stretto a te. In quel momento abbiamo fuso i nostri cuori con la massima
sincerità e con slancio, ma è stato solo un lampo di felicità che ha brevemente
illuminato le nostre vite. Adesso devo andare.
-Ti ho stretto a me, abbiamo dormito insieme, ci siamo
svegliati baciandoci: tutto questo non conta niente?
-Hai toccato il mio seno, ho sentito il tuo profumo. Hai
bevuto il mio amore e ho preso la tua passione, ed è stato bellissimo. Lo
porterò sempre con me.
-E se ci ritroveremo?
-Non ti preoccupare, non ci sarà niente di imbarazzante.
Sarà un ricordo, un bel souvenir di attimi vissuti intensamente.
-Va bene, se hai deciso così. Ma non scorderò le mie dita
tra i tuoi capelli e le nostre labbra che si sfioravano. Quando ballavamo
stretti in camera mia al suono di quella canzone di tanti anni fa che facevo
girare su un vecchio disco in vinile. Le risate guardandoci dritti negli occhi
e la fame dopo l’amore. Le passeggiate che finivano nel giardino del vecchio
marinaio, e poi l’erba umida sotto i nostri corpi. E tu che mi sussurravi
parole in lingue sconosciute che dicevano sempre la stessa cosa, ed io che mi
perdevo in te. Le colazioni in quel ristorantino in riva al mare e la pensione
con le lenzuola che odoravano di lavanda. Ed io che avevo quasi paura di
sfiorarti e di scoprire i mille paesaggi nascosti del tuo corpo, mentre come
con un divino strumento, le mie dite toccavano la tua pelle facendo nascere
melodie inebrianti. Non dimenticherò mai cosa mi dicevi dopo, mentre cancellerò
subito questo nostro ultimo incontro.
-Non fare…
-Non ti preoccupare. Non puoi togliermi il ricordo di quando
ti sentivo piccola tra le mie braccia e del tuo languido abbandono. Di come mi
sembrava che unendoci ci fondessimo nei corpi e con lo spirito. Soprattutto mi
rimarrà il tuo sapore mentre ti baciavo e l’odore del tuo respiro che si
confondeva col mio.
Lei allungò la mano per un ultimo saluto. Lui le prese il
palmo e, delicatamente posò un bacio sulla tenera carne dentro il pugno. Una
vergognosa lacrima le scese sul volto e, di slancio, lo abbracciò. Non si erano
ancora lasciati.
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