giovedì 26 gennaio 2017

Abbandono

-Non c’incontreremo più, devo partire. Il lavoro mi porta all’altro capo del mondo, e non voglio rinunciarci. Sono anni che fatico per diventare quello che sono e non posso lasciarmi scappare questa occasione.
-E noi? – disse lui.
-Noi ci siamo incrociati. Abbiamo unito per un po’ le nostre vite e ci siamo dati reciprocamente quello che potevamo. Ma la vita va dove vuole e noi non possiamo opporci, o forse non sarebbe giusto. – Gli rispose.
-E’ stato uno sbaglio o un capriccio?
-No, nessuno dei due. E’ stato un magnifico incontro, lo sfioramento di due stelle che però hanno orbite diverse. E’ l’universo che gira senza che noi lo si possa fermare o modificare in alcun modo. Non devi essere triste, pensa ai momenti vissuti insieme che non avremmo avuto se non ci fossimo incontrati.
-Ma ci siamo amati.
-Certamente, per un attimo io ti ho accarezzato e tu mi hai stretto a te. In quel momento abbiamo fuso i nostri cuori con la massima sincerità e con slancio, ma è stato solo un lampo di felicità che ha brevemente illuminato le nostre vite. Adesso devo andare.
-Ti ho stretto a me, abbiamo dormito insieme, ci siamo svegliati baciandoci: tutto questo non conta niente?
-Hai toccato il mio seno, ho sentito il tuo profumo. Hai bevuto il mio amore e ho preso la tua passione, ed è stato bellissimo. Lo porterò sempre con me.
-E se ci ritroveremo?
-Non ti preoccupare, non ci sarà niente di imbarazzante. Sarà un ricordo, un bel souvenir di attimi vissuti intensamente.
-Va bene, se hai deciso così. Ma non scorderò le mie dita tra i tuoi capelli e le nostre labbra che si sfioravano. Quando ballavamo stretti in camera mia al suono di quella canzone di tanti anni fa che facevo girare su un vecchio disco in vinile. Le risate guardandoci dritti negli occhi e la fame dopo l’amore. Le passeggiate che finivano nel giardino del vecchio marinaio, e poi l’erba umida sotto i nostri corpi. E tu che mi sussurravi parole in lingue sconosciute che dicevano sempre la stessa cosa, ed io che mi perdevo in te. Le colazioni in quel ristorantino in riva al mare e la pensione con le lenzuola che odoravano di lavanda. Ed io che avevo quasi paura di sfiorarti e di scoprire i mille paesaggi nascosti del tuo corpo, mentre come con un divino strumento, le mie dite toccavano la tua pelle facendo nascere melodie inebrianti. Non dimenticherò mai cosa mi dicevi dopo, mentre cancellerò subito questo nostro ultimo incontro.
-Non fare…
-Non ti preoccupare. Non puoi togliermi il ricordo di quando ti sentivo piccola tra le mie braccia e del tuo languido abbandono. Di come mi sembrava che unendoci ci fondessimo nei corpi e con lo spirito. Soprattutto mi rimarrà il tuo sapore mentre ti baciavo e l’odore del tuo respiro che si confondeva col mio.

Lei allungò la mano per un ultimo saluto. Lui le prese il palmo e, delicatamente posò un bacio sulla tenera carne dentro il pugno. Una vergognosa lacrima le scese sul volto e, di slancio, lo abbracciò. Non si erano ancora lasciati.

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