mercoledì 10 maggio 2017

Il Presidente

-Non c’è stata altra scelta.
-Eppure avevamo deciso di non intervenire se non in casi estremi.
-Il nostro comando ha deciso che questa era la maniera migliore per cercare di rimettere un po’ d’ordine senza impegnare direttamente le truppe.
-Va bene, anche se continuo ad avere qualche riserva. Ma mi spieghi esattamente come sono andate le cose e come avete scelto il soggetto adatto.
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Ancora non ci credeva neanche lui. Fino a non più di qualche mese prima, se qualcuno glielo avesse detto, si sarebbe fatto una grassa risata. Adesso stava facendo la passeggiata più difficile della sua vita. Anche se era stato sempre uno sportivo ed aveva affrontato arrampicate di sesto grado sulle Alpi e voli in parapendio, mai aveva sentito l’adrenalina scorrere nelle sue vene con tanta forza. Certo non dipendeva dallo sforzo fisico, in fondo stava solo camminando su uno spiazzo asfaltato fino alla sua meta distante non più di un centinaio di metri, ma ogni passo l’allontanava dalla sua vita precedente per avvicinarlo ad una nuova esistenza. Era di notte e non riusciva a scorgere molto attorno a lui perché grossi fasci di luce concentrati sulla sua persona lo abbagliavano sfumando tutto in un alone quasi irreale. Però sentiva. Udiva con le orecchie, ma avvertiva con tutta l’epidermide, le urla, i canti, le vibrazioni di una folla che inneggiava solo a lui, come ad un idolo pagano scelto dalla massa per guidarli. Non era insensibile né impreparato, sapeva bene delle aspettative e delle speranze che in tanti riponevano nel suo futuro operato. Per molti aspetti erano soltanto delle vane illusioni alimentate dal suo staff durante la campagna elettorale, ma avevano funzionato, e lui aveva raggiunto il suo obiettivo. Era stato eletto Presidente di una delle nazioni all'avanguardia del mondo, ed in quel momento stava raggiungendo un palco pieno di bandiere per fare il doveroso e tradizionale discorso di ringraziamento.

L’ultima programmazione era stata fatta la sera prima. Il suo modello, in realtà, non richiedeva aggiornamenti particolari, ma l’importanza e la delicatezza della situazione necessitavano di aggiustamenti al software. Avevano regolato i parametri dell’empatia, poi avevano inserito un chip di nuovissima concezione che riduceva a livelli infinitesimali i tempi di reazione agli input esterni. La cosa più difficile per gli ingegneri era stata inserire nel C.B., Central Brain, dei sofisticati programmi con specifiche di comportamento obsolete, ma ritenute indispensabili. Così avevano fatto un mashup di vecchi proclami patriottici, orgoglio nazionale e discorsi di leader storici inneggianti a pace e speranza, e poi ne avevano ricavato logaritmi caratteriali sui quali avevano ricondizionato il soggetto. Ne era risultato un lavoro abbastanza soddisfacente. L’automa si comportava come un essere umano normale avrebbe agito in una situazione simile, salvo per la fissità nello sguardo che non erano stati in grado di evitare.

La folla gridava il suo nome. Dalla tribuna poteva vedere le migliaia di persone festanti sotto di lui. Mentre suonavano le ultime note dell’Inno alla Gioia, il Presidente prese la parola.
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-Ho capito. Mi sembra sia andato tutto liscio.
-Si, assolutamente. Ogni cosa come stabilito. Anzi, per noi che sappiamo, si può dire che c’è stato anche un aspetto comico, ridicolo perfino.
-Ovvero?
-La Piramide alle spalle del Presidente, ad esempio. Possibile che nessuno, salvo i nostri adepti, abbia mai capito come quella costruzione sia in realtà una grande antenna puntata verso il cielo? E, d’altronde, che senso avrebbe avuto altrimenti un manufatto di vetro ed acciaio proprio in mezzo ad un cortile secentesco, totalmente estraneo all’estetica del luogo? E’ chiaro che fu eretto per uno scopo differente da quello dichiarato.
-Già, senza contare la simbologia massonica, esoterica ed iniziatica, che per la prima volta lascia intendere cosa ci sia alle spalle del Potere.
-Esatto, ma non solo. Come fanno a non accorgersi di come il protagonista di tutto questo non sia altro che… come le chiamano? Una marionetta, ecco. In realtà è un androide costruito sul nostro pianeta, ma la sostanza non cambia.
-Va bene, ma la domanda resta. Perché siamo intervenuti proprio ora?
-L’Europa si stava disgregando e si prospettava un periodo di guerre che, con gli attuali armamenti terrestri, non si sapeva a cosa avrebbero portato. Noi abbiamo controllato gli Umani fin dall’inizio della vita, ma abbiamo sempre ritenuto che sarebbero stati in grado di accudire al pianeta Terra fino a quando non ne avremmo avuto bisogno e saremmo venuti a prenderlo. Però un conflitto nucleare avrebbe distrutto tutto, e noi non potevamo permetterlo. Quindi o scendevamo con l’armata, oppure trovavamo un leader che, in qualche modo, potesse rimandare l’inevitabile. Così abbiamo fatto creando il robot Presidente, dando l’illusione al popolo di eleggerlo liberamente per fargli prendere le redini dello Stato. Ovviamente sotto il nostro controllo remoto.
-Bene, ottimo lavoro. Ma ora dobbiamo andare. Comandante dia ordine di azionare il propulsore e dirigiamoci verso casa, fuori da questa galassia primitiva e caotica.
-Agli ordini!
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Quando sulla spianata quasi tutta la gente si fu allontanata, da dietro la Piramide si intravide una luce bluastra ed intermittente levarsi verso il cielo.

-Un fuoco d’artificio! – Disse chi se ne accorse, e forse fu un bene che nessuno capì di cosa si trattasse.

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