-Non c’è
stata altra scelta.
-Eppure
avevamo deciso di non intervenire se non in casi estremi.
-Il nostro
comando ha deciso che questa era la maniera migliore per cercare di rimettere
un po’ d’ordine senza impegnare direttamente le truppe.
-Va bene,
anche se continuo ad avere qualche riserva. Ma mi spieghi esattamente come sono
andate le cose e come avete scelto il soggetto adatto.
_..._..._
Ancora non
ci credeva neanche lui. Fino a non più di qualche mese prima, se qualcuno glielo
avesse detto, si sarebbe fatto una grassa risata. Adesso stava facendo la
passeggiata più difficile della sua vita. Anche se era stato sempre uno
sportivo ed aveva affrontato arrampicate di sesto grado sulle Alpi e voli in
parapendio, mai aveva sentito l’adrenalina scorrere nelle sue vene con tanta
forza. Certo non dipendeva dallo sforzo fisico, in fondo stava solo camminando
su uno spiazzo asfaltato fino alla sua meta distante non più di un centinaio di
metri, ma ogni passo l’allontanava dalla sua vita precedente per avvicinarlo ad
una nuova esistenza. Era di notte e non riusciva a scorgere molto attorno a lui
perché grossi fasci di luce concentrati sulla sua persona lo abbagliavano
sfumando tutto in un alone quasi irreale. Però sentiva. Udiva con le orecchie,
ma avvertiva con tutta l’epidermide, le urla, i canti, le vibrazioni di una
folla che inneggiava solo a lui, come ad un idolo pagano scelto dalla massa per
guidarli. Non era insensibile né impreparato, sapeva bene delle aspettative e
delle speranze che in tanti riponevano nel suo futuro operato. Per molti
aspetti erano soltanto delle vane illusioni alimentate dal suo staff durante la
campagna elettorale, ma avevano funzionato, e lui aveva raggiunto il suo
obiettivo. Era stato eletto Presidente di una delle nazioni all'avanguardia del
mondo, ed in quel momento stava raggiungendo un palco pieno di bandiere per
fare il doveroso e tradizionale discorso di ringraziamento.
L’ultima programmazione
era stata fatta la sera prima. Il suo modello, in realtà, non richiedeva
aggiornamenti particolari, ma l’importanza e la delicatezza della situazione
necessitavano di aggiustamenti al software. Avevano regolato i parametri dell’empatia,
poi avevano inserito un chip di nuovissima concezione che riduceva a livelli
infinitesimali i tempi di reazione agli input esterni. La cosa più difficile
per gli ingegneri era stata inserire nel C.B., Central Brain, dei sofisticati programmi
con specifiche di comportamento obsolete, ma ritenute indispensabili. Così
avevano fatto un mashup di vecchi proclami patriottici, orgoglio nazionale e discorsi
di leader storici inneggianti a pace e speranza, e poi ne avevano ricavato
logaritmi caratteriali sui quali avevano ricondizionato il soggetto. Ne era
risultato un lavoro abbastanza soddisfacente. L’automa si comportava come un
essere umano normale avrebbe agito in una situazione simile, salvo per la
fissità nello sguardo che non erano stati in grado di evitare.
La folla
gridava il suo nome. Dalla tribuna poteva vedere le
migliaia di persone festanti sotto di lui. Mentre suonavano le ultime note dell’Inno
alla Gioia, il Presidente prese la parola.
_..._..._
-Ho capito.
Mi sembra sia andato tutto liscio.
-Si,
assolutamente. Ogni cosa come stabilito. Anzi, per noi che sappiamo, si può
dire che c’è stato anche un aspetto comico, ridicolo perfino.
-Ovvero?
-La Piramide
alle spalle del Presidente, ad esempio. Possibile che nessuno, salvo i nostri
adepti, abbia mai capito come quella costruzione sia in realtà una grande
antenna puntata verso il cielo? E, d’altronde, che senso avrebbe avuto
altrimenti un manufatto di vetro ed acciaio proprio in mezzo ad un cortile
secentesco, totalmente estraneo all’estetica del luogo? E’ chiaro che fu eretto
per uno scopo differente da quello dichiarato.
-Già, senza
contare la simbologia massonica, esoterica ed iniziatica, che per la prima
volta lascia intendere cosa ci sia alle spalle del Potere.
-Esatto, ma non
solo. Come fanno a non accorgersi di come il protagonista di tutto questo non
sia altro che… come le chiamano? Una marionetta, ecco. In realtà è un androide
costruito sul nostro pianeta, ma la sostanza non cambia.
-Va bene, ma
la domanda resta. Perché siamo intervenuti proprio ora?
-L’Europa si
stava disgregando e si prospettava un periodo di guerre che, con gli attuali
armamenti terrestri, non si sapeva a cosa avrebbero portato. Noi abbiamo
controllato gli Umani fin dall’inizio della vita, ma abbiamo sempre ritenuto
che sarebbero stati in grado di accudire al pianeta Terra fino a quando non ne
avremmo avuto bisogno e saremmo venuti a prenderlo. Però un conflitto nucleare
avrebbe distrutto tutto, e noi non potevamo permetterlo. Quindi o scendevamo
con l’armata, oppure trovavamo un leader che, in qualche modo, potesse
rimandare l’inevitabile. Così abbiamo fatto creando il robot Presidente, dando
l’illusione al popolo di eleggerlo liberamente per fargli prendere le redini
dello Stato. Ovviamente sotto il nostro controllo remoto.
-Bene, ottimo
lavoro. Ma ora dobbiamo andare. Comandante dia ordine di azionare il propulsore
e dirigiamoci verso casa, fuori da questa galassia primitiva e caotica.
-Agli
ordini!
_..._..._
Quando sulla
spianata quasi tutta la gente si fu allontanata, da dietro la Piramide si
intravide una luce bluastra ed intermittente levarsi verso il cielo.
-Un fuoco d’artificio!
– Disse chi se ne accorse, e forse fu un bene che nessuno capì di cosa si
trattasse.
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