giovedì 28 giugno 2018

Claudia


Claudia si guardava allo specchio e vedeva una ragazza esile, gracile, piccola e magra. Si sentiva come un fuscello in balia di ogni colpo di vento, sballottata e sospinta senza la possibilità di opporsi. Scrutava il suo viso scavato, si guardava negli occhi sempre cerchiati da un’ombra scura e con la forza di volontà spazzava via il riflesso della disperazione per sostituirlo con una scintilla di speranza. Tutte le mattine si impegnava per mettere insieme l’energia che le consentisse di iniziare la giornata, e lo sforzo di trascinare giù dal letto prima una gamba e poi l’altra la lasciava sfinita come se avesse compiuto un’impresa sportiva al limite delle sue capacità. Eppure mangiava, forse anche troppo, ma era come se tutto l’attraversasse senza aggiungere niente alle sue braccia sottili come stecchi ed ai sui suoi fianchi puntuti e sporgenti. Anche la pelle era diafana, quasi trasparente, una sorta di carta velina che a malapena avvolgeva un delicato organismo che sembrava vivere automaticamente, fragile ma determinato. A volte s’immaginava come una di quelle creature marine fatte di gelatina: un insieme traslucido di cellule attraverso le quali si può vedere un piccolo cuore pulsante e qualche liquido vitale fluire da una parte all'altra di un corpo senza scheletro. Lei si sentiva così ed avrebbe voluto essere sostenuta dagli altri, o quantomeno capita nella sua immane fatica, ma il muto grido d’aiuto che solo i suoi occhi lasciavano trapelare, veniva ignorato per superficialità o egoismo. Le persone che incontrava, i suoi pochi amici ed addirittura i suoi genitori vedevano solo il suo corpo ai limiti dell’obesità, la rimproveravano per il suo peso ormai sopra i cento chili e non riuscivano a parlare con l’altra Claudia, minuta ed indifesa, che albergava dentro di lei. La prendevano in giro. Lei ne soffriva, ma non replicava mai perché sapeva quanto sforzo costasse a quella piccola se stessa accettare di mostrarsi grossa e sgraziata, mentre la realtà era del tutto differente. Quasi compativa chi le rivolgeva maleparole perché il poveretto non si rendeva conto di insultare solamente l’involucro di una persona momentaneamente nascosta, racchiusa come una crisalide in un bozzolo del quale prima o poi si sarebbe liberata. I momenti più difficili li passava a scuola. Ormai si era abituata ai soprannomi e gli scherzi dei compagni la ferivano solo di striscio. Claudia si raccontava che non le importava di non avere un ragazzo come tutte le sue amiche o che nessuno la invitasse ad uscire il sabato sera, ma non poteva impedire, ogni tanto, di compatirsi un po’ versando qualche lacrima. Ma le passava presto, andava a sciacquarsi la faccia in bagno e sopra al lavandino incontrava il suo viso dalle guance paffute, ma poi, come in una dissolvenza cinematografica, quell’immagine pian piano svaniva per lasciare il posto all’altra lei. E si sorrideva riconoscendosi.

-Sei una balena, grassa e stupida. Non ti vuole nessuno! – Quella che aveva pronunciato queste parole era la sua migliore amica? La sola con la quale si era lasciata andare a qualche confidenza e che credeva le volesse almeno un po’ di bene? Claudia, per la prima volta in vita sua, fu accecata dall’ira. Le vennero su tutti i rospi ingoiati, tutte le umiliazioni subite e le mille quotidiane frustrazioni. Sollevò il braccio ben tornito, lo stese portandolo dietro la schiena, aprì la manona e, piegandosi per prendere maggiore slancio, tirò uno schiaffo in pieno viso all’altra ragazza. Quella si mise a piangere dolorante e stupita, ma Claudia improvvisamente rinacque. Si rese conto che in lei c’era la forza per reagire alle cattiverie degli altri ed anche alle difficoltà della vita. Acquistò fiducia in se stessa e sfidò il mondo. Da quel momento cominciò a dimagrire abbandonando il suo corpo in sovrappeso per portare alla luce l’altro nascosto. In realtà la nuova Claudia non rispecchiò mai esattamente quella che lei si era immaginata, ma al fidanzato questo non importava minimamente.

Come Claudia c’è anche il conducente di autobus che appena può prende un microfono per cantare e il signore oltre la sessantina che non riesce a soffocare il ventenne nascosto dento di sé; la signora che ripete davanti allo specchio le parte di Giulietta; il bancario che di notte scrive poesie; chi lascia l’ufficio per fotografare un tramonto; quelli che si travestono da biker e poi si sfilano l’anello col teschio per indossare la cravatta; chi sa tutto sulle carote “julienne” ma non sa cucinare neanche un uovo; coloro che abitano in centro coltivando il basilico sul balcone e chi cambierebbe subito Magliano con Manhattan. E chissà quanti altri.

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