La prese per mano sussurrandole parole scherzose. Aveva
visto che era nervosa e cercava di rendere quel momento più lieve, di distrarla.
Per quanto lo riguardava, faceva finta che quei passi sul prato fossero solo
una passeggiata come un’altra con al fianco sua figlia vestita di bianco. Poi,
finita la cerimonia, iniziò la festa e la sposa prese il microfono per cantare
una canzone a quell’estraneo che per un semplice “si” improvvisamente era
diventato suo marito. Non era la prima volta che interpretava quel brano, ma in
quel momento fra le note vibrava un’emozione forte, un accento di sincerità. Il
padre notò soprattutto lo sguardo che sua figlia rivolse al marito. C’era amore
in quel canto ed una dedica che, attraverso parole in un’altra lingua, sgorgava
dritta dal cuore per perdersi nell’oscurità della notte. Voleva arrivare nelle orecchie del suo amato,
ma colpì la sensibilità dell’anziano genitore che in disparte assisteva allo
spettacolo. Per darsi un contegno e soffocare lo tsunami che si sentiva dentro,
il padre della sposa si accese un grosso sigaro con un’attenzione del tutto
superflua. Il fumo, al quale non era abituato, gli diede l’alibi per avere gli
occhi umidi e qualche colpo di tosse coprì la sua voce un po’ strozzata.
-Se potessi lo metterei sotto con la macchina. – Confidò, a
bassa voce, al suo amico Massimo. –Sono geloso. Si, lo so, abbiamo due ruoli
diversi e lei sicuramente vuole bene anche a me oltre che a lui, seppure in
maniera diversa. E’ giusto così e non potrebbe essere diversamente. Ma lo
ammazzerei, e non è detto che non lo faccia. -
L’amico lo guardò come se fosse impazzito o avesse bevuto troppo.
-Che stai dicendo? Dovresti essere felice che tua figlia sia
tanto innamorata. – Disse Massimo. -Tu sei il padre, non puoi competere con
l’amore romantico di una giovane donna per un ragazzo della sua età. Non
sarebbe giusto, è nell’ordine naturale delle cose che una figlia si sposi e
lasci la famiglia nella quale è cresciuta. – Come risposta a quelle parole, il
saggio amico ricevette un’occhiataccia carica d’odio da parte di un uomo che in
quel momento aveva abbandonato ogni tipo di razionalità.
-Ma certo che sono contento, altrimenti non avrei approvato
questo matrimonio. Credo che il mio consenso sia il regalo più grande che ho
fatto a mia figlia, seppure lei non se ne renda conto. Ho visto che lei lo
voleva, con tutto il suo cuore, ed io non mi sono opposto alla sua speranza di
felicità. Speranza che le auguro si avveri, sinceramente. Quasi, sinceramente.
Perché, lo confesso, vorrei che si lasciassero domattina. Mi piacerebbe che lei
venisse da me in lacrime dicendo di essersi resa conto di aver fatto un errore
e di voler annullare tutto.
-Sei pazzo.
-Pazzo, non lo so. Disturbato, sicuramente. Scosso da questa
gelosia che non so soffocare e che mi tengo per me. E’ un brutto sentimento la
gelosia. Denota voglia di possesso, mancanza di sicurezza in se stessi,
l’istinto che prevale sulla ragione. Tutto giusto, però…c’è.
Massimo non lo capiva, o forse non voleva dare importanza a
parole che il vino aveva messo in libertà. Mise una mano sul braccio dell’amico
per richiamare la sua attenzione.
-Vai, ti chiama per ballare con te, con suo padre.
-Non voglio andare. Lo fa solo per consolarmi, è quasi un
abbraccio d’addio: non lo voglio fare. E poi non voglio che si accorga di
quello che sto provando.
-Non fare il cretino, vai. E’ solo un ballo con la sposa, un
gesto d’affetto.
-Hai ragione tu. – E strinse fra le braccia quella bambina
come l’aveva stretta a sé quando gliela porsero appena nata.
Il padre continuò a ridere per tutta la durata del
ricevimento, con una finta aria di superiorità, come fosse una festa qualsiasi.
Quando suo genero gli andò vicino, lo abbracciò ipocritamente, sentendosi come
un Giuda che speri di vedere un manipolo di sbirri arrivare improvvisamente per
portare via l’intruso.
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Adesso, a distanza di tempo dal matrimonio, confermo che la
gelosia nei confronti di una figlia è del tutto irrazionale e assolutamente non
giustificabile. Lo so, non ha senso e dovrei riconoscerla come un sentimento
indegno per un padre saggio e benevolente. Sono d’accordo e mi adeguo. Ma se,
inaspettatamente, al bravo ragazzo arrivasse un’offerta di lavoro da uno studio
di Helsinki e se a mia figlia, contemporaneamente, capitasse di incontrare il
CEO di una grande azienda con sede a New York che la volesse come
collaboratrice, io non me ne dispiacerei. Comunque mi riprometto di soffocare
la mia parte irrazionale con tutta la buona volontà necessaria, anche se non
consiglierei a mio genero di attraversare la strada mentre sto arrivando con
l’auto. Così, per prudenza.
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