martedì 4 agosto 2015

un biglietto per la rivoluzione

La rivoluzione in un biglietto. Macchè Tsipras o Varufakis, io e Susy facciamo la rivoluzione. Ce ne freghiamo di quella culona del Bundestag e voliamo in Grecia. Forse non sarà prudente, non funzioneranno i bancomat, ci sarà qualche disagio, ma chi se ne frega! La vampira teutonica non può succhiare il mare, le disposizioni sul latte in polvere non renderanno insipida la feta, qualche oliva si troverà, e a noi basta. Se andare in un’isola dove hanno soggiornato gli dei dell’Olimpo ed il sirtaki accompagna le notti vuol dire sfidare la sorte, ebbene andiamo sulle barricate! Alekos è mio fratello, Atina mia sorella, il vento accompagna i nostri sogni e nella caldera di Santorini si tufferà la nostra anima mediterranea. L’età ci impedisce di scendere in piazza, la razionalità di brandire selci, la vergogna o il perbenismo di inalberare cartelli, ma un’arma l’abbiamo: possiamo scegliere. Non la fredda città con una porta ed un muro, ma l’isola con il blu infinito e Poseidone che gioca con i delfini. Non vogliamo lo stordimento con la birra e le tristi canzoni che abbracciati infondono forza, ci basta essere in riva al mare con due musicisti che intonano un sirtaki, dolce e fiero. Mai violenza, alla nostra età non possiamo permettercela, ma un gesto contro. Contro chi vorrebbe affossare la nazione che è stata la culla della civiltà ed, appresso a questa, la nostra Patria “sì bella e perduta”. Certo non faremo un sacrificio lasciandoci cullare dalle onde ed assaggiando la moussaka dell’amico Nicos, ma quest’anno tutto avrà una valenza differente. Il nostro euro sarà un mattoncino che contribuirà a non far crollare il Partenone e la nostra presenza significherà che il grande Mare Nostrum potrà non fare argine allo strapotere di chi il freddo lo ha nelle ossa, ma quando dalle sue profondità emergerà un altro bronzo come a Riace o un fauno con il suo flauto, capiremo tutti come non siamo solo degli schiavi della partita doppia. La bellezza, come diceva Camus, è rivoluzione, e quando si riuscirà a strappare la cancelliera dall’abbraccio degli gnomi e portarla a sedere ad un tavolo imbandito sulla sabbia con la risacca in sottofondo, forse la sua sturm und drang romantica la farà tornare tra di noi. Insomma, abbiamo rispolverato le camicie a fiori, la bandana e le espadrillas. Forse è un po’ fuori tempo, ma non sfigureremo scorrazzando per le vie di Skiathos a bodo di uno scooter, e finché i reumi non ci impediranno di saltare (si fa per dire) in sella, faremo risorgere il nostro vecchio spirito hippy. Almeno per i quindici giorni della vacanza.   

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