venerdì 18 novembre 2016

Ancora mr. Chan

“Due anni fa: una balaonda; l’anno scolso, semblava che eli diventato ebleo e non hai complato niente; quest’anno che vogliamo fale?” Il signor Chan mi sorveglia. Sarà che i negozi dei suoi compatrioti diventano sempre più numerosi e che intorno a lui è tutto un fiorire di lanterne rosse e piante di plastica ma, come le zanzare ai primi caldi, il commerciante cinese all’approssimarsi delle Feste mi sembra sempre più aggressivo. Rivendico il diritto di decidere autonomamente, in base all’umore ed alla disponibilità allo scialacquio, la mia voglia di addobbare casa con gli orpelli natalizi senza dover sentire il mellifluo richiamo velato di rimprovero quando passo dinanzi al “Paradiso del Prezzo Basso”. Trovo particolarmente fastidioso quel dialetto cantonese/testaccino che il vecchio commerciante adopera per rendersi simpatico ai clienti e mostrare, in tale maniera, il suo grado di integrazione con la realtà dell’Urbe che lo ospita. Non so da chi l’abbia imparato, ma sembra che “moltacci tua” piuttosto che “pijatela in del secchio” siano stati suggeriti al rugoso asiatico come tipiche allocuzioni approvate dall’Accademia della Crusca, mentre non credo sia esattamente così, e quindi infarcisce ogni suo discorso con tali espressioni, perlopiù in modo inappropriato. L’allestimento di lucette, festoni e alberi vari in occasione del Natale è un’attività emozionale, dettata da una varietà di componenti complessa ed articolata che, nella sommatoria dei suoi elementi, può portare a risultati tanto esaltanti quanto deprimenti. Quando mi abbandonai all’orgia di acquisti avevo i figli lontani che sarebbero tornati a ridosso delle feste e, pertanto, ogni addobbo era pensato per offrire l’immagine di un evento speciale. Il Natale scorso sentivo l’umore sotto le suole delle scarpe e già il riciclo di quanto avevo messo da parte, ed un paio di candele sparse per casa, mi sembrava sufficiente, se non addirittura ridondante. Quest’anno…devo capire. Non so se attenermi alla razionalità che imporrebbe un’austerity di stampo Merkeliano, o scapricciarmi come fa Renzi con le poste del bilancio pubblico. Sono indeciso se stanziare una piccola somma finalizzata solamente alla sostituzione dei fruttini fulminati o contribuire, con una congrua spesa, ad innalzare quello stentato zero-virgola per cento di Pil che ci dicono sarà l’incremento della nostra economia. Ovvero: lasciarmi andare ad un senile singulto di commozione al richiamo delle xmas carols, oppure spolverarmi di arido e sparagnino cinismo? Naturalmente, anche se non lo voglio ammettere, so bene come andrà a finire. Ammaliato dal primo gorgheggio di Bing Crosby che sentirò dalla radio, dopo la prima strofa di uno stagionale Bublè o chiudendo gli occhi mentre ascolterò gli Wham, le mie difese immunitarie contro lo spirito natalizio crolleranno miseramente come una diga perforata e lasceranno debordare senza freno tutti i melensi e consolatori buoni sentimenti. Sono abbastanza certo che ciò si tradurrà in una propensione alla spesa, ed è per questo motivo che, confesso e me ne vergogno, sto subdolamente approntando un cd apposito da far suonare “a loop” nei nostri negozi al fine di influenzare l’umore dei clienti rendendoli prodighi e dimentichi di ogni nefasta congiuntura. Comunque non mi farò influenzare dal signor Chan ed anzi mi riprometto di dirgli quando l’incontrerò: “Stai al tuo posto, o figlio del Celeste Impero, e bada ai tuoi commerci senza importunare il viandante”. Ma siccome temo che non colga, tradurrò in: “e nun me rompe li…” che lui, naturalmente, farà suo come perla di saggezza.





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