“Due anni
fa: una balaonda; l’anno scolso, semblava che eli diventato ebleo e non hai
complato niente; quest’anno che vogliamo fale?” Il signor Chan mi sorveglia.
Sarà che i negozi dei suoi compatrioti diventano sempre più numerosi e che
intorno a lui è tutto un fiorire di lanterne rosse e piante di plastica ma,
come le zanzare ai primi caldi, il commerciante cinese all’approssimarsi delle
Feste mi sembra sempre più aggressivo. Rivendico il diritto di decidere
autonomamente, in base all’umore ed alla disponibilità allo scialacquio, la mia
voglia di addobbare casa con gli orpelli natalizi senza dover sentire il
mellifluo richiamo velato di rimprovero quando passo dinanzi al “Paradiso del
Prezzo Basso”. Trovo particolarmente fastidioso quel dialetto
cantonese/testaccino che il vecchio commerciante adopera per rendersi simpatico
ai clienti e mostrare, in tale maniera, il suo grado di integrazione con la
realtà dell’Urbe che lo ospita. Non so da chi l’abbia imparato, ma sembra che
“moltacci tua” piuttosto che “pijatela in del secchio” siano stati suggeriti al
rugoso asiatico come tipiche allocuzioni approvate dall’Accademia della Crusca,
mentre non credo sia esattamente così, e quindi infarcisce ogni suo discorso
con tali espressioni, perlopiù in modo inappropriato. L’allestimento di
lucette, festoni e alberi vari in occasione del Natale è un’attività emozionale,
dettata da una varietà di componenti complessa ed articolata che, nella
sommatoria dei suoi elementi, può portare a risultati tanto esaltanti quanto
deprimenti. Quando mi abbandonai all’orgia di acquisti avevo i figli lontani
che sarebbero tornati a ridosso delle feste e, pertanto, ogni addobbo era
pensato per offrire l’immagine di un evento speciale. Il Natale scorso sentivo
l’umore sotto le suole delle scarpe e già il riciclo di quanto avevo messo da
parte, ed un paio di candele sparse per casa, mi sembrava sufficiente, se non
addirittura ridondante. Quest’anno…devo capire. Non so se attenermi alla
razionalità che imporrebbe un’austerity di stampo Merkeliano, o scapricciarmi
come fa Renzi con le poste del bilancio pubblico. Sono indeciso se stanziare
una piccola somma finalizzata solamente alla sostituzione dei fruttini
fulminati o contribuire, con una congrua spesa, ad innalzare quello stentato zero-virgola
per cento di Pil che ci dicono sarà l’incremento della nostra economia. Ovvero:
lasciarmi andare ad un senile singulto di commozione al richiamo delle xmas
carols, oppure spolverarmi di arido e sparagnino cinismo? Naturalmente, anche
se non lo voglio ammettere, so bene come andrà a finire. Ammaliato dal primo
gorgheggio di Bing Crosby che sentirò dalla radio, dopo la prima strofa di uno
stagionale Bublè o chiudendo gli occhi mentre ascolterò gli Wham, le mie difese
immunitarie contro lo spirito natalizio crolleranno miseramente come una diga
perforata e lasceranno debordare senza freno tutti i melensi e consolatori
buoni sentimenti. Sono abbastanza certo che ciò si tradurrà in una propensione
alla spesa, ed è per questo motivo che, confesso e me ne vergogno, sto subdolamente
approntando un cd apposito da far suonare “a loop” nei nostri negozi al fine di
influenzare l’umore dei clienti rendendoli prodighi e dimentichi di ogni
nefasta congiuntura. Comunque non mi farò influenzare dal signor Chan ed anzi
mi riprometto di dirgli quando l’incontrerò: “Stai al tuo posto, o figlio del
Celeste Impero, e bada ai tuoi commerci senza importunare il viandante”. Ma
siccome temo che non colga, tradurrò in: “e nun me rompe li…” che lui,
naturalmente, farà suo come perla di saggezza.
Grande!
RispondiEliminaGrande!
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