venerdì 11 novembre 2016

La Prima Volta


-Ho detto di no! Che palle, non insistere.
-Non mi ami. Se mi volessi bene lo faresti, anche subito.
-Anche no. Quando sarà il momento, lo capiremo insieme.
-Mi sono rotto di divertirmi da solo quando ho una ragazza che potrebbe starmi vicino.
-Eddai, non ho mica detto: per sempre. Solo, aspetta un po’, e vedrai che quando lo faremo sarà meraviglioso.
-Però mi prometti che io sarò il primo con cui lo farai?
-Scemo!
La prova d’amore: il mio ragazzo non finiva di assillarmi con questa richiesta ogni volta che ci vedevamo, ma c’era qualcosa che me lo impediva. Naturalmente la questione era all’ordine del giorno anche con le mie compagne di scuola.
-Hai già sedici anni, che aspetti? – Mi dicevano. – Vedrai che una volta “tolto il dente” poi diventa normale e ti piacerà tantissimo. – Uffa, sarò libera di decidere per conto mio, o no? C’era, nel mio Istituto, una suora giovane che sembrava di mentalità più aperta rispetto alle altre e con la quale spesso ci confidavamo per avere un consiglio. Non nascondo che, a volte, ci inventavamo situazioni e problemi imbarazzanti da sottoporle, perlopiù a sfondo sessuale, solo per il gusto di vedere come diventasse tutta rossa mentre cercava una risposta adeguata. Andai da lei.
-Sorella, – pregai – mi dia un suo parere. Sono abbastanza matura per, come dire, lanciarmi nel vuoto con il mio ragazzo o ancora non è ora?
-Maria Verzine Benedeta, ciò! – Rispose la religiosa di chiare origini venete, - ti g’ha da penzarse bene, putea. Una volta che te si butatta non pole retornar de drio! Non fidarte, l’omini son tutti uguali: per loro è un divertimento. Per ti, fiolina, potria esser una cosa scioccanta. Ricordate de Santa Teresa d’Avila, che te ghò dao un santino, quando incitava le putee ad una santa prudenza.
-Ma io non voglio essere santa, sorella.
-Bon, io te l’ho dito: attenta che lo stravisio te porta alla scalcagnata, e poi non venir a pianzare da mi! Scherzo, benedeta, pole venir quando la tu vol.
Confesso che più ne parlavo, maggiormente mi cresceva la voglia e l’eccitazione.  
-Ti devi solo lanciare. – Mi consigliò la mia amica del cuore. – Fai un passo e…zac ti s’accendono tutti i sensi come un flipper in tilt, l’adrenalina sale alle stelle e poi potresti rifarlo altre mille volte ancora. – Me lo diceva dall’alto della sua esperienza. C’era passata l’anno precedente e la prima cosa che aveva fatto il giorno dopo, era stato vantarsene a ricreazione con tutti. Per questo era molto popolare tra i maschi, ed io non ero sicura della sua obiettività.

Mi rivolsi anche a mio padre, con la dovuta circospezione, perché nonostante non capisse i miei problemi quasi mai, ero sicura mi volesse bene, e poi aveva l’esperienza di un vecchio oltre la cinquantina.
-Senti un po’, - attaccai velatamente – se tu dovessi fare una scelta importante e non fossi certo di fare bene o che fosse arrivato il momento giusto, come ti comporteresti?
Poverello, stava tranquillo seduto in poltrona sfogliando il giornale. Alle mie parole fece un balzo come se gli avessero acceso un petardo sotto al sedere.
-Non lo fare! – Urlò diventando tutto rosso, ai limiti dell’infarto. – Non devi farlo! Guai a te se lo fai! Se ci provi, dopo dove andrai a finire? Sei troppo piccola, è troppo presto! La mia bambina… e poi, con chi? Con quello scapocchione che è venuto a prenderti l’altra sera? Ma se è pieno di brufoli: che schifo! Ricordati che sei mia figlia e di quello che tua madre ti ha sempre insegnato.
-Cosa?
-Come, cosa? Beh, ecco...che non si fa. Non alla tua età, non con il primo che passa. Insomma: ti vieto categoricamente di farlo!
- Va bene papà. – E decisi che l’avrei fatto.
Era una bellissima giornata di primavera, marinai la scuola ed il mio ragazzo, ancora più eccitato di me, mi fece salire in macchina. Lui era più grande e con altre esperienze alle spalle. Sapevo, o meglio speravo, che sarebbe andato tutto bene e che, dopo, avrei ricordato quel giorno per il resto della mia vita.
Dopo poco giungemmo in un vasto prato d’erba bassa che si perdeva fino all’orizzonte. Scendemmo dall’auto e, tenendoci per mano, ci avviamo verso una costruzione al limitare del prato. Sopra la porta c’era un’insegna con scritto: “Campo di Volo”. Ci imbragammo e corremmo verso il piccolo aereo in attesa. Quel giorno mi lanciai per la prima volta col paracadute: a momenti morivo di paura. Sarebbe stato meglio se fossimo restati in macchina a fare l’amore.


1 commento:

  1. Ma benedeto fiol...e io che pensavo... ��������
    Riuscitissimo! Bravo ma non è nemmeno una novità che tu sia bravo a scrivere

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