Il piccolo
Luca prese un quaderno a quadretti, il righello e una matita. Fece delle righe
orizzontali per tutta la larghezza del foglio, poi contò quattro quadratini e
ne fece un’altra. Proseguì nello stesso modo fino alla fine della pagina e dopo
ruotò il quaderno per tirare altre righe perpendicolari alle precedenti. Si
fermò a rimirare il suo lavoro e quindi cambiò penna. Prese quella rossa per
dare più importanza a quanto si apprestava a scrivere. Cominciò con il
quadratino in alto sulla sinistra e ci scrisse un bell’”1”, su quello adiacente
vergò un “2” e così via per tutti i successivi fino ad arrivare al numero “101”.
Aveva riempito svariate pagine ed improvvisamente pensò di aver sbagliato tutto
perché forse su un foglio protocollo avrebbe potuto riunire tutti i numeri, ma
fu solo un breve ripensamento. Il lavoro andava bene così e Luca ne fu
soddisfatto. Quel giorno, il 15 settembre, a scuola era andato tutto storto. Il
maestro l’aveva visto giocare sotto al banco con una macchinetta e gliela aveva
sequestrata; a “inglese” non aveva saputo rispondere alle domande e, per
finire, a ricreazione aveva litigato con uno di un’altra classe rimediando un
calcio nello stinco che ancora gli faceva male. Tornato a casa raccontò tutto
alla madre e si aspettava un rimprovero, forse uno scappellotto, ma non era
preoccupato: sapeva come farsi perdonare. Invece rimase stupito quando la
mamma, guardandolo con occhi tristi, gli fece una carezza sui capelli e poi si
mise a piangere davanti a lui. Non pensava di aver fatto cose tanto gravi, e
lei glielo confermò: “Non ti preoccupare, piccolo, non è causa tua. Mamma è
solo stanca, non ci fare caso.” Ma a lui si strinse il cuore e tutta la
malinconia del mondo si riversò sulle sue gracili spalle. Si chiuse nella sua
cameretta ed era talmente triste che non gli uscì neanche una lacrima per
sfogarsi un po’. Prese il suo soldatino preferito e si stese sul letto. Guardando
il soffitto, pensò tanto ed alla fine gli venne una buona idea. Non gli
importava dei piccoli problemi a scuola o con gli amici, ma in qualche maniera
voleva aiutare la mamma e farle tornare il sorriso. Non sapeva bene cosa fare,
almeno fintanto non fosse cresciuto abbastanza per difenderla contro tutti, però
forse poteva chiedere aiuto. Si mise alla scrivania e completò quel lavoretto.
Il giorno dopo, il 16, avrebbe fatto una grossa “X” sul riquadro numero 1 e poi
i giorni successivi avrebbe barrato gli altri in fila fino a quando fosse
arrivato all’ultimo. Il 101 avrebbe coinciso con il 25 dicembre ed era sicuro
che chi portava i regali gli avrebbe letto nel cuore esaudendo il suo più
grande desiderio. Quelle lacrime non voleva più vederle.
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