mercoledì 22 agosto 2018

La mamma di Luca


Il piccolo Luca prese un quaderno a quadretti, il righello e una matita. Fece delle righe orizzontali per tutta la larghezza del foglio, poi contò quattro quadratini e ne fece un’altra. Proseguì nello stesso modo fino alla fine della pagina e dopo ruotò il quaderno per tirare altre righe perpendicolari alle precedenti. Si fermò a rimirare il suo lavoro e quindi cambiò penna. Prese quella rossa per dare più importanza a quanto si apprestava a scrivere. Cominciò con il quadratino in alto sulla sinistra e ci scrisse un bell’”1”, su quello adiacente vergò un “2” e così via per tutti i successivi fino ad arrivare al numero “101”. Aveva riempito svariate pagine ed improvvisamente pensò di aver sbagliato tutto perché forse su un foglio protocollo avrebbe potuto riunire tutti i numeri, ma fu solo un breve ripensamento. Il lavoro andava bene così e Luca ne fu soddisfatto. Quel giorno, il 15 settembre, a scuola era andato tutto storto. Il maestro l’aveva visto giocare sotto al banco con una macchinetta e gliela aveva sequestrata; a “inglese” non aveva saputo rispondere alle domande e, per finire, a ricreazione aveva litigato con uno di un’altra classe rimediando un calcio nello stinco che ancora gli faceva male. Tornato a casa raccontò tutto alla madre e si aspettava un rimprovero, forse uno scappellotto, ma non era preoccupato: sapeva come farsi perdonare. Invece rimase stupito quando la mamma, guardandolo con occhi tristi, gli fece una carezza sui capelli e poi si mise a piangere davanti a lui. Non pensava di aver fatto cose tanto gravi, e lei glielo confermò: “Non ti preoccupare, piccolo, non è causa tua. Mamma è solo stanca, non ci fare caso.” Ma a lui si strinse il cuore e tutta la malinconia del mondo si riversò sulle sue gracili spalle. Si chiuse nella sua cameretta ed era talmente triste che non gli uscì neanche una lacrima per sfogarsi un po’. Prese il suo soldatino preferito e si stese sul letto. Guardando il soffitto, pensò tanto ed alla fine gli venne una buona idea. Non gli importava dei piccoli problemi a scuola o con gli amici, ma in qualche maniera voleva aiutare la mamma e farle tornare il sorriso. Non sapeva bene cosa fare, almeno fintanto non fosse cresciuto abbastanza per difenderla contro tutti, però forse poteva chiedere aiuto. Si mise alla scrivania e completò quel lavoretto. Il giorno dopo, il 16, avrebbe fatto una grossa “X” sul riquadro numero 1 e poi i giorni successivi avrebbe barrato gli altri in fila fino a quando fosse arrivato all’ultimo. Il 101 avrebbe coinciso con il 25 dicembre ed era sicuro che chi portava i regali gli avrebbe letto nel cuore esaudendo il suo più grande desiderio. Quelle lacrime non voleva più vederle.

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