Veniva
naturale entrare in punta di piedi. Una biblioteca non era il posto che
frequentava di solito, ma l’appuntamento era proprio lì, tra pareti di libri e
file di banchi quasi vuoti. Il suo bel pezzo di carta, dopo anni di studi, era
riuscito a conseguirlo e qualche romanzo spesso transitava sul suo comodino, ma
quell’aria di sacralità legata a una cultura non alla portata di tutti, lo
metteva a disagio. Si sentiva osservato dagli autori dei quei tomi voluminosi
con una sorta di disprezzo, quasi fosse un intruso in un club di intellettuali
avvezzi a secoli di sapienti dispute sullo scibile umano e sulla natura stessa
del pessimo frutto dell’opera artigianale di un Dio in quel momento non al
massimo della Sua creatività. Un bar, un cinema, al limite un museo, quasi tutto
sarebbe stato meglio per quel primo appuntamento, ma le occasioni vanno colte
al volo e quella proposta appena sussurrata era preziosa come la mappa di un
tesoro. In fondo era esattamente quello che stava facendo, seguiva le
istruzioni di un percorso che sperava l’avrebbero portato ad uno scrigno pieno
di mistero o all’anticamera del paradiso. Era in perfetto orario, le tre del
pomeriggio, ma nello stanzone dagli scuri accostati la luce filtrava a malapena.
La calda estate rimaneva fuori mentre un nobile fresco, frutto di profonde pareti
e non di condizionatori d’aria, dichiarava la volgarità di ogni involontaria
stilla di sudore. Si aggiustò la cravatta, si passò le dita tra i capelli e si
avviò verso il piccolo pulpito in fondo alla stanza. Le scarpe scricchiolavano
ad ogni passo col rumore di una sega elettrica in una cattedrale, ma non poteva
farci niente, ed incurante di qualche sguardo infastidito, percorse quei pochi
metri con la spavalderia di un pirata all’arrembaggio. Si sentiva in un guado, durante
la traversata di un mare ignoto con l’eccitazione e la paura a mordere il
coraggio. Lasciava alle spalle notti solitarie e sogni evanescenti che, come la
nebbia del mattino, svanivano sempre col calore del primo sole. Lo spingeva la
voglia di un’emozione, la smania di provare un desiderio, un fuoco che ardeva
suo malgrado. Sapeva di rischiare, ma era proprio quel brivido, tra l’incoscienza
e la temerarietà, che lo faceva sentire vivo. Un passo ancora e poi, senza
parlare, posò la mano sulla sua scrivania. Lei alzò gli occhi dal libro e lo
guardò come se non lo riconoscesse.
Eccomi, le
disse, mentre la bibliotecaria usciva dalla sua pelle rinnegando gli occhiali e
la matita.
Nessun commento:
Posta un commento