venerdì 27 dicembre 2019

L'odore


In fondo alla strada, sulla sinistra, si apriva un vicolo cieco. Non aveva un nome perché nessuno lo cercava ed anche il sole ci faceva capolino solo sporadicamente, tanto nessuno passava di lì. Solo un portoncino interrompeva la monotonia dei tre muri che ne delimitavano il perimetro ed un gatto più nero del demonio vi si aggirava libero con aria da padrone. La bottoniera accanto ai due piccoli battenti di legno mostrava pulsanti per almeno una decina di famiglie, ma gli spazi per i nomi erano vuoti e pieni di povere, come se l’edificio fosse disabitato o volesse scoraggiare l’intrusione di qualsiasi estraneo. Solo una di quelle finestrelle, in un angolo e quasi scolorito, riportava un numero: tre. L’uno e il due, se c’erano mai stati, se ne erano andati e quelli dopo venivano lasciati nel limbo dei mai nati. Uno scatto faceva aprire l’anta d’ingresso e quel rumore manovrato da lontano quasi sorprendeva nel silenzio immobile di un budello dimenticato di città. Ci doveva essere qualcuno acquattato in qualche parte che ancora voleva comunicare col mondo, forse aspettava da tempo un visitatore, magari non sperava altro che di sentire dei passi nell’androne, giù da basso. Ma ci voleva, se non coraggio, almeno un certo spirito d’avventura per entrare nella casa e lasciare che dietro le spalle si richiudesse la barriera tra una specie di tana dagli ignoti meandri ed il resto del mondo. Una guardiola chiusa e deserta, con un quotidiano lasciato sul tavolino di formica che riportava notizie di un tempo con la stessa ansia dei titoli di sempre, bollette della luce e pubblicità di sconti imperdibili nell’angolo vicino al sottoscala, qualche foglia e cartaccia che sembravano parte stessa dell’arredo di un architetto dal gusto decadente. La luce proveniva dalla gialla lampadina di una plafoniera stile déco sempre accesa e da un lucernario lontano, in corrispondenza della tromba delle scale. Niente ascensore. Due rampe di gradini e poi, finalmente, l’interno tre. L’odore. L’odore di quell’ appartamento era un biglietto da visita che lo faceva conoscere senza averlo mai visto, che presentava i suoi inquilini prima ancora di averli incontrati.

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