venerdì 21 gennaio 2022

Una Breve Amicizia

 Bruno era un uomo metodico. Si alzava la mattina sempre alla stessa ora e, dopo aver indossato una lunga vestaglia di lana scozzese, si preparava un caffè ristretto e molto zuccherato. Poi, si avvicinava alla finestra che dava sul terrazzo per decidere come si sarebbe dovuto vestire per affrontare la giornata compatibilmente con le condizioni meteorologiche. Il terrazzo era un po’ lo specchio del suo carattere: ordinato, ben curato, con piantine di geranio in fiore scelte perché economiche, colorate e anti-zanzare. Tutto pensato a dovere, senza slanci di fantasia ma con piante robuste e resistenti. Non mancava un albero di ulivo piantato in un grande vaso che occupava buona parte dello spazio. Era stato comprato presso un vivaio vicino alla casa di Bruno qualche anno prima scegliendolo con cura secondo i parametri dell’arborescenza, della vetustà e della robustezza, oltre naturalmente all’adeguato rapporto qualità-prezzo. Poi l’aveva fatto sistemare vicino al parapetto in corrispondenza della porta finestra in modo che l’estate proiettasse un po’ della sua ombra verso la casa e d’inverno muovesse la visuale con lo stormire delle fronde. Una mattina, mentre soffiava nella tazzina del caffè, notò che sul ramo più basso dell’ulivo c’era un ospite inaspettato. Un uccellino paffuto e arruffato, forse un passerotto dal colore marroncino stinto, zampettava su e giù come per capire dove fosse capitato. A Bruno l’animaletto fece subito simpatia e si fermò a guardarlo. Anche il volatile sembrò accorgersi dell’uomo e smise di agitarsi. Piegò il capino scuotendo le ali e poi, con un piccolo scatto, si rimise sull’attenti puntando il suo ospite con gli occhietti neri e vivaci.


-Cirp! - esclamò, come saluto al suo nuovo amico. Il ragioniere sorrise e agitò la mano in segno di benvenuto, un gesto tanto irrazionale quanto inaspettato da uno come lui. Poi si voltò e riprese la sua giornata. La mattina dopo Bruno si alzò dal letto chiedendosi se avrebbe ricevuto ancora visite e quindi si affrettò a prepararsi il caffè. Si avvicinò alla finestra e vide che Angelo – così aveva deciso di chiamare il passerotto – era presente nel medesimo posto del giorno prima. Sembrava trovarsi bene, senza più alcuna timidezza, faceva brevi svolazzi per tornare a posarsi nel punto di partenza e si guardava intorno come se stesse prendendo le misure della sua nuova residenza. Vide l’uomo:

-Cirp! - strillò con cordialità e Bruno rispose con un “Ciao!” che non poteva essere sentito al di là dal vetro, ma che sicuramente l’uccello notò. Il ragioniere decise che, tornando a casa, si sarebbe fermato al supermercato per comprare un sacchetto di mangime da spargere sul tronco per l’animaletto. Così fece e quella sera uscì sul terrazzo per disporre sul ramo dell’ulivo una manciata di semini per Angelo. Il mattino seguente, con la tazzina fumante in mano, si affacciò per vedere se il suo nuovo amico gradisse la colazione. Il passerotto doveva aver già mangiato perché non degnava i granelli di uno sguardo, anzi sembrava che gli desse fastidio vedere sporcato il suo ramo. “Scusa” pensò Bruno rivolto mentalmente al passero “non pensavo di farti un dispetto. Non mi disturberò più, stai sicuro.” Per uno stano effetto ottico, quel giorno l’uccello appariva cresciuto, più in forma, sicuro di se. Forse era anche telepatico perché sembrò aver captato il pensiero di Bruno e si voltò di scatto puntando gli occhietti neri verso l’uomo con la fronte aggrottata.

-Cirp! - pronunziò, e Bruno capì perfettamente quello che intendeva. Secondo lui, e secondo l’interpretazione dell’uomo, il mangime non era di buona qualità e comunque, prima di prendere iniziative che riguardassero la persona del volatile, Bruno avrebbe dovuto consultarlo.

-D’accordo. - assicurò il padrone di casa. -Vai a fare del bene ai passeri…

-Cirp!

-Ho capito. Non c’è bisogno di essere sgarbati. Comunque, adesso vado a lavorare, ci vediamo domani. – Angelo si scosse facendo un’alzata di quelle spalle che non aveva e si voltò sul ramo dando la coda all’uomo come per intendere che l’udienza era finita ed adesso aveva qualcosa di meglio da fare.

-Cirp! – Il passeraccio, che sembrava più grande del giorno prima, accolse spazientito il ragioniere quando la mattina successiva l’uomo si affacciò alla finestra.

-Che ti prende oggi?

-Cirp, cirp, cirp!

-Addirittura? E che ci posso fare io?

-Cirp!

-Non è colpa mia. Lo so, è sbagliato, ma parlo con te perché non ho amici e tu lo hai capito bene. Però sei cattivo, non mi trattare male. – Angelo non sentiva alcuna compassione per quell’uomo piagnucolante. Era un essere falsamente superiore, in realtà un poveraccio che si nascondeva alla vita.

-Ci vediamo domani, se vuoi. – Bruno quasi scappò a vestirsi.

Quella notte l’uomo dormì male. Gli tornò in mente sua madre che lo rimproverava, un vecchio amico che lo prendeva in giro e suo fratello che non vedeva da vent’anni. Ripensò a quell’unico grande amore che finì senza neanche iniziare lasciandogli una strana nostalgia per quello che non aveva vissuto. Si alzò dal letto controvoglia, ma non poteva mancare all’appuntamento con Angelo.

-Ciao.

-Cirp!

-Ho capito che ce l’hai con me! Ho fatto quello che ho potuto, ma adesso sono solo. Pensavo di aver trovato in te un amico.

-Cirp! – Angelo fiammeggiava dagli occhietti neri e puntava il becco in direzione di Bruno come un dito accusatore di tutte le mancanze che l’uomo si riconosceva. Era chiaro che non aveva alcuna intenzione di essere accondiscendente, anzi sembrava goderci nel vederelo crollare davanti a lui. Bruno quel giorno non andò al lavoro, ma la mattina seguente tornò al cospetto dell’uccello.

-Sono qui, che mi devi dire?

-Cirp!

-Lo so, sono un fallito e non mancherò a nessuno. Vado in cucina. Dicono che il gas addormenta e poi tutto si risolve. Sei d’accordo?

-Cirp!

La polizia trovò il corpo dell’uomo senza vita e con la testa nel forno. Aveva lasciato un biglietto con sopra scritto: “E’ stata colpa dell’uccello.” L’ispettore che lo lesse si stupì moltissimo, non avrebbe mai creduto che quell’individuo in apparenza tranquillo e per bene nascondesse attività erotiche estreme. “Dove andremo a finire?” Pensò e, sbuffando una nuvoletta di fumo dell’ennesima sigaretta, archiviò il fascicolo che parlava di Bruno.

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