sabato 8 novembre 2014

Il Piccolo Buddha

A Saint-Germain-des-Prés non esistono strade senza storia. Avevo lasciato il mio alberghetto con le stanze decorate a fiori di lavanda, e passeggiavo lungo Rue de l’Universitè per ingannare le ore che mi separavano da un incontro di lavoro particolarmente importante. Con la mente ripassavo gli approcci e le argomentazioni che avrei dovuto usare per convincere monsieur Arnoux ad introdurre la nostra collezione di abbigliamento nei magazzini “Le Printemps” di sua proprietà e, per stimolare le sinapsi cerebrali, percorrevo a grandi passi i boulevard e le petit rues che incrociavano l’arteria principale. Ad un certo punto svoltai in Rue du Bac per fermarmi da “Eric Kayser” per una veloce baguette al Camembert, ma il subitaneo appagamento del gusto e della fame non riuscirono a distrarmi dai miei pensieri. Ripresi il mio peripatetico girovagare e, senza rendermene conto, imboccai Rue de Verneuil. Guardando il marciapiede, perso nei miei pensieri, superai la Galleria d’Arte di Yumi Kameyama, che avevo visitato il giorno prima attirato dalla frase di Fellini esposta come motto esplicativo di una esposizione di pittori figurativi contemporanei: “Tout l’art est autobiographique; la perle est l’autobiographie de l’huitre.”, e mi diressi verso il lungo Senna. Pensavo che niente mi potesse distrarre dall’immaginario contradittorio con il mio prossimo eventuale cliente, quando una forza agganciò la mia spalla trattenendomi. Niente di fisico, ma subii una magnetica fascinazione che rallentò i miei passi e mi fece rivolgere lo sguardo verso la vetrina di un piccolo rigattiere che, senza rendermene conto, avevo appena superato. Volsi lo sguardo e, fra le tante cianfrusaglie, vidi una piccola statuina di porcellana bianca raffigurante un Buddha seduto e sorridente. Sarà stata alta una decina di centimetri e, con il suo candido colore, spiccava tra gli altri policromi biscuit. Aveva arpionato il mio girovagare e sembrava volermi dire qualcosa. Entrai nella bottega. Era come se fossi stato scelto da una innamorata che implorava di farmi suo: non potevo non possedere quell’oggetto. Dopo una breve contrattazione, lasciai al vecchio ed astuto negoziante una cifra sproporzionata per accaparrarmi la statuetta, ed uscii tenendo in mano un sacchetto che, nella mia immaginazione, come la lampada di Aladino, conteneva una fatata entità. Mi affrettai verso la mia camera d’albergo per poter scartare il mio recente acquisto e cercare di capire cosa tanto mi piacesse nel piccolo blanc de chine. Quando fui al cospetto del piccolo Buddha capii. I gradi lobi simbolo di saggezza, le mani rivolte verso il cielo e la terra come unione tra la materialità e la spiritualità, ma soprattutto l’espressione di saggia serenità superiore agli affanni quotidiani, mi illuminarono. Il giorno dopo incontrai monsieur Arnoux forte della serenità che quella statuina mi aveva ispirato. Nella mia presentazione, sentendomi illuminato, o forse illuso di esserlo, seppi trasmettergli una tanto affidabile sensazione di consapevolezza nelle nostre qualità, che lo convinsi a comprare qualche centinaio di capi da proporre nei suoi Grandi Magazzini. Serenità, fiducia, determinazione ed azzeramento dell’ansia sono la strada per il raggiungimento di ogni obiettivo. Che poi queste predisposizioni siano raggiunte con la meditazione trascendentale, con i fiori di Bach o con una matura convinzione...poco importa. 

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