sabato 9 maggio 2015

La lettera di Lenin

Non c’è democrazia se non c’è libertà nell’informazione. Ancora oggi, anche nei Paesi cosidetti “liberi”, i cittadini sono considerati come una massa da manipolare per i fini scelti dalle classi dirigenti. Avvenimenti che potrebbero riscrivere la Storia, o quantomeno far leggere il passato sotto un’altra luce, sono nascosti e taciuti per mantenere lo status quo e la credibilità dei governanti. Uno dei più clamorosi, tenuto regolarmente sotto silenzio dai mass media, è quello riportato dall’”Historical Report”, rivista di studi archeologici e storici, edita a Pasadena (Los Angeles County)  e ritenuta la più autorevole del settore. Ogni articolo pubblicato sul mensile viene verificato e ogni notizia riscontrata con diverse fonti per evitare falsi o valutazioni imprudenti. Questo quanto pubblicato nel numero di dicembre 2013:
LA LETTERA DI LENIN.
“Compagni, scrivo queste righe, di mio pugno, all’attenzione del Comitato Centrale del Partito, per testimoniare come si sia svolta una fase cruciale nella storia dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Prego il compagno Leonid Ilic Breznev di conservare la mia testimonianza e di renderla nota dopo la mia morte. ...(la lettera continua descrivendo gli anni della Rivoluzione, fino al punto in cui Lenin racconta la sua uscita di scena)… A questo punto era chiaro lo scontro di potere tra me e Stalin. Mi ero allevato una serpe in seno, e quest’uomo fatto solo di cieca ambizione personale, senza alcuno scrupolo politico o umanitario, sentiva la mia figura come un ostacolo alle sue mire egemoni e dittatoriali. Tentò più volte di farmi assassinare dai sicari di Dzerzinskij, allora a capo della Ceka, ma ogni volta riuscii a scamparla. Mi resi conto che entrambi non potevamo coesistere in seno al Politburo. Io non avevo la forza politica di scalzarlo e lui non riusciva, per vari motivi, a farmi fuori. Così, nella primavera del 1923 stabilimmo un incontro ed il compagno Josif mi propose il seguente accordo. Non sarei più stato perseguitato né si sarebbe attentato alla mia vita e avrei potuto continuare i miei studi in pace ritirandomi a vita privata, in cambio avrei dovuto mettermi da parte e non ostacolare Stalin nella sua brama di potere. All’epoca ero già malato, stanco e deluso da come si era evoluta la spinta rivoluzionaria del ’17, e quindi, dopo un’approfondita riflessione, accettai. Stalin ne fu entusiasta e, per avallare la mia uscita di scena in modo definitivo ed eclatante, decise di organizzare la mia morte pubblica. Negli anni della mia vita sociale mi ero attorniato di molti sosia che prendevano il mio posto nelle occasioni che si ritenevano pericolose o, al contrario, poco importanti. Non fu difficile per il Segretario far prendere e uccidere uno di questi mostrando al mondo la fine della mia parabola umana. Come estremo tributo alla mia vanità, e per legittimare la sua successione al governo, decise di far imbalsamare e poi esporre permanentemente le mie supposte spoglie alla venerazione del popolo. Quando, clandestinamente, vidi la fila fuori dalle mura del Cremlino per rendere omaggio al me defunto, mi venne in mente di fare un’ultima richiesta al dittatore. Volli assumere una nuova identità e, in incognito, essere nominato guardiano della mia stessa salma. Fui accontentato e, per un lungo tempo, truccato ed intabarrato con un’uniforme dell’Esercito, ho sostato all’ingresso del mio Mausoleo. Perché l’ho fatto? Per vedere la faccia di chi si era illuso con le mie parole e che ancora credeva nell’inganno del comunismo e di tutti i suoi velleitari dogmi di uguaglianza e fraternità. Devo confessare che, dopo una vita austera e rigorosa, negli ultimi anni mi sono divertito moltissimo guardando i visi e sentendo i commenti dei visitatori del sarcofago, ignari spettatori della più grande farsa del XX secolo della quale io stesso ero stato autore.” ... (la testimonianza finisce in maniera meno interessante per la Storia).
L’originale di questa lettera era stato mandato in un laboratorio di Houston per riscontri inequivocabili sulla datazione e per le perizie grafologiche. Pare sia stata trafugata e sono ancora in corso le indagini per ritrovarla. La CIA afferma che l’Agenzia è certa del coinvolgimento di emissari di Putin, ma non ci sono prove documentali.





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