A volte mi
vorrei ignorare, anzi mi sto anche un pochino antipatico. Altre mi piacerebbe
indagare il funzionamento del contenuto di quella boccia grigia posta tra le
mie orecchie. In particolare perché, pur essendo un organo a mia disposizione,
prende delle iniziative ed ha dei comportamenti che denotano una riprovevole
indipendenza. Va bene il pilota automatico, utile mentre si compiono azioni
abituali che non richiedono particolare attenzione, oppure lo “storage” in
cassettini più o meno facilmente accessibili di informazioni anche a livello
inconscio, ma quando sono indotto a comportamenti compulsivi involontari: non
ci sto. La sera, come detto in altre occasioni, spesso sento la musica che mi
piace, magari scrivendo o leggendo o semplicemente per fare ora in attesa del
sempre più riluttante Morfeo. Quindi, dalle cuffie, ricevo vari input che,
evidentemente, rimbalzano tra le temporali, l’occipite ed il frontale come la
pallina impazzita di un flipper. Qualcuno, dopo aver acceso bersagli, innescato
relè e campanellini vari, si dissolve, altri invece sembrano svaniti ma restano
nascosti, forse in uno di quei cassettini chiuso male. Fatto sta che, come
dispettosi topolini, riescono fuori e si ripresentano in qualsiasi momento
della giornata senza nessun senso di opportunità. Capita con le canzoni. Non,
si badi bene, con la musica importante, che pure ascolto, tipo sinfonie, arie
d’opera o grandi melodie, ma con elementari riff di musica leggera, tanto più
persistenti quanto maggiormente popolari ed, a volte, volgari. Così può
avvenire che mentre sto scrivendo una focosa lettera ad un fornitore
inadempiente o nel bel mezzo di una conversazione thriller con il funzionario
di banca, piuttosto che mentre parlo al telefono in inglese con la dovuta
attenzione a cercare i termini giusti, mi trovi a canticchiare una strofetta.
La accenno col labiale o rimane riservata nel pensiero, ma si intrufola
inopportuna. Anni di conoscenza del fenomeno, lunghe sedute di training
autogeno e la disciplina zen mi hanno reso padrone delle mie esternazioni riuscendo
a mantenere l’esteriore compostezza, ma alla guida dello scooter o mentre mi
consento piccole distrazioni, il motivetto riaffiora. Il fenomeno può durare
dalla sveglia del mattino fino al momento di godere del meritato sonno dei
giusti, ma a volte si ripresenta infido per anche per le successive giornate.
Mentre vergo questa nota, batto con i denti il ritmo del brano allegato che ho
scaricato da “you tube” ieri sera e che non mi ha ancora abbandonato. Però mi
fa rabbia perché, tornando al dispettoso organo di cui sopra, quando cerco di
rammentare la data di nascita dei miei figli mi imbroglio regolarmente, ma al
titolo “Rag Doll” associo immediatamente “Frankie Valli” con relativo refrain.
Non mi sembra corretto.
https://www.youtube.com/watch?v=kJY83Ehuq1Y
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