giovedì 28 maggio 2015

Rag Doll


A volte mi vorrei ignorare, anzi mi sto anche un pochino antipatico. Altre mi piacerebbe indagare il funzionamento del contenuto di quella boccia grigia posta tra le mie orecchie. In particolare perché, pur essendo un organo a mia disposizione, prende delle iniziative ed ha dei comportamenti che denotano una riprovevole indipendenza. Va bene il pilota automatico, utile mentre si compiono azioni abituali che non richiedono particolare attenzione, oppure lo “storage” in cassettini più o meno facilmente accessibili di informazioni anche a livello inconscio, ma quando sono indotto a comportamenti compulsivi involontari: non ci sto. La sera, come detto in altre occasioni, spesso sento la musica che mi piace, magari scrivendo o leggendo o semplicemente per fare ora in attesa del sempre più riluttante Morfeo. Quindi, dalle cuffie, ricevo vari input che, evidentemente, rimbalzano tra le temporali, l’occipite ed il frontale come la pallina impazzita di un flipper. Qualcuno, dopo aver acceso bersagli, innescato relè e campanellini vari, si dissolve, altri invece sembrano svaniti ma restano nascosti, forse in uno di quei cassettini chiuso male. Fatto sta che, come dispettosi topolini, riescono fuori e si ripresentano in qualsiasi momento della giornata senza nessun senso di opportunità. Capita con le canzoni. Non, si badi bene, con la musica importante, che pure ascolto, tipo sinfonie, arie d’opera o grandi melodie, ma con elementari riff di musica leggera, tanto più persistenti quanto maggiormente popolari ed, a volte, volgari. Così può avvenire che mentre sto scrivendo una focosa lettera ad un fornitore inadempiente o nel bel mezzo di una conversazione thriller con il funzionario di banca, piuttosto che mentre parlo al telefono in inglese con la dovuta attenzione a cercare i termini giusti, mi trovi a canticchiare una strofetta. La accenno col labiale o rimane riservata nel pensiero, ma si intrufola inopportuna. Anni di conoscenza del fenomeno, lunghe sedute di training autogeno e la disciplina zen mi hanno reso padrone delle mie esternazioni riuscendo a mantenere l’esteriore compostezza, ma alla guida dello scooter o mentre mi consento piccole distrazioni, il motivetto riaffiora. Il fenomeno può durare dalla sveglia del mattino fino al momento di godere del meritato sonno dei giusti, ma a volte si ripresenta infido per anche per le successive giornate. Mentre vergo questa nota, batto con i denti il ritmo del brano allegato che ho scaricato da “you tube” ieri sera e che non mi ha ancora abbandonato. Però mi fa rabbia perché, tornando al dispettoso organo di cui sopra, quando cerco di rammentare la data di nascita dei miei figli mi imbroglio regolarmente, ma al titolo “Rag Doll” associo immediatamente “Frankie Valli” con relativo refrain. Non mi sembra corretto.




https://www.youtube.com/watch?v=kJY83Ehuq1Y

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