giovedì 16 febbraio 2017

Avanti popolo!





-Stocchi!

-Sì, commendatore.

-Stocchi, lei mi sta sempre distratto. Le dico di venire e venga, benedett’uomo.

-Sì, commendatore.

-Stocchi, lei è laureato in ingegneria, vero?

-Con lode, commendatore.

-E allora, Stocchi, com’è che non sa fare neanche una fotocopia? Guardi qua: il progetto Bufalotta non riporta le ultime due pagine. Lo sa, Stocchi, che in quegli appunti c’è un affare di milioni di euro per la nostra impresa? Riguarda la costruzione di un Palazzetto dello Sport alla periferia di Roma e, se verrà approvato dal Campidoglio, sarà…pane, burro e marmellata per tutti.

-Certo, commendatore.

-Certo un cavolo, Stocchi, se il dossier non è completo l’assessore potrebbe rigettarlo. Lo sa questo, Stocchi?

-Se lo dice lei, commendatore…

-Lo dico, lo dico. Vada a fare le copie di quelle pagine e le unisca alle altre.

-Si, commendatore.

-Stocchi?

-Dica?

-Di corsa! Stocchi, muoversi!

Poi mi chiamano “palazzinaro” o “trafficone”, ma sapessero che fatica trattare con impiegati che, solo perché hanno una laurea, si sentono frustrati nello svolgere compiti non adeguati al loro titolo, mentre dovrebbero essere grati di percepire tutti i mesi mille e duecento euro di stipendio, anche se non segnati. Ecchecavolo! Prendessero esempio dai miei inizi, negli anni sessanta, quando lavoravo come galoppino di un noto costruttore che, grazie ai suoi agganci politici, si aggiudicava l’appalto di quasi tutte le grandi opere in cantiere nella capitale. Non avevo un titolo di studio, ma ero sveglio, intraprendente e affamato, con la voglia di arrivare e fare soldi. Ogni affare chiuso per conto dell’impresa significava qualche “briciola” per me, che mi sudavo correndo da un ministero all’altro. Ma anche una piccola percentuale, su miliardi di lire, erano tanti soldi che poi investivo con spregiudicatezza e senza guardare troppo per il sottile. Alla lunga sono riuscito a mettere da parte un capitale che mi ha permesso di aprire una mia società che adesso è tra le più importanti nel settore. Da sempre ho capito che soldi e poteri forti vanno a braccetto, e che se avessi voluto i primi avrei dovuto corteggiare i secondi. Non mi hanno mai interessato i colori: nero, rosso, verde o “pallido” sono tutti uguali di fronte alle fette di torta, più o meno ampie, ricevute sottobanco.

-Fatto, commendatore.

-Bravo Stocchi, vede che se vuole, anche se ormai ha cinquant’anni suonati e dovrebbe avere già imparato, riesce a far bene il suo lavoro?

-Grazie, commendatore.

-Adesso vada, e mi mandi Rosetta.

-Subito, commendatore.

-Rosetta, si accomodi. Lei che è la mia segretaria da tanto tempo, si ricorda di un periodo nel quale abbiamo distribuito più “carezze” di questo?

-Commendatore, abbiamo sempre elargito “carezze”, ma anche “abbracci” e tante altre effusioni con generosità e a piene mani. E direi che tutti ce ne sono stati riconoscenti.

-Sì, certo. La mia domanda era, come si dice…pletorica?

-Pleonastica, forse?

-Bah, come vuole, comunque intendevo: superflua. Una volta ci si presentava con una bella busta gonfia al punto giusto e non c’erano telecamere nascoste o microfoni a rompere le balle. Oggi invece bisogna inventarci, come dire, una “bustarella punto due”.

-Non capisco.

-Rosetta, mi ci vede a portare nell’ufficio dell’onorevole una valigetta piena di soldi? L’ho fatto tante volte in passato, ma non c’erano controlli incrociati, verifiche bancarie o restrizioni al denaro circolante. Tutto molto più semplice e onesto, in un certo senso. Oggi sarebbe impensabile, o molto rischioso, e quindi si deve lavorare di fantasia.

-Sentiamo.

-Avrei pensato questo, mi segua bene. Al dottor XXXXXX paghiamo le rate restanti del muto che ha acceso per il suo appartamento con vista sul Colosseo; per l’onorevole YYYYYY prenotiamo una bella vacanza ai Caraibi con tutta la famiglia a spese nostre. Quando poi sarà alle Cayman intesteremo alla moglie le quote di una società “off shore” con in portafoglio una villa a Cannes.

-Ottimo, ma per il personaggio più importante? Capisce chi intendo?

-Quello è più difficile. Bisogna stare attenti perché è sotto al mirino di tutti, ma mi è venuto un lampo di genio.

-Mi illumini.

-Per lui farei qualcosa a suo beneficio, ma che non sia un arricchimento diretto. Una sorta di garanzia che gli dia la certezza che abbiamo provveduto in maniera sostanziosa, ma che non gli faccia sporcare le mani. Insomma una dazione di fondi in qualche maniera mascherata e non troppo sfacciata.

-Come si fa a dare dei soldi senza darli?

-Ecco…si potrebbe intestare al nostro amico, ufficialmente a sua insaputa, una polizza vita di un importo che non si debba dichiarare. L’assicurazione è riscattabile dopo qualche tempo e diventa quindi denaro liquido, mentre intanto si configura come il pegno per una certa somma depositata a suo favore. Come la vede?

-Geniale, commendatore, semplicemente geniale.

-Grazie, Rosetta. Ma cos’è questo rumore che viene dalla strada? Andiamo alla finestra a vedere.

Il commendatore e la segretaria si affacciarono alla finestra e videro una moltitudine di persone, con cartelli e striscioni, che urlava slogan e agitava bastoni. Qualche caporione aveva in mano un megafono e aizzava gli animi esacerbati dei manifestanti. La folla era composta da giovani che sventolavano bandiere di tutti i colori, ma anche da uomini e donne più maturi oltre che da vecchi che sembravano particolarmente arrabbiati. Erano migliaia ed occupavano tutta la piazza ed il corso adiacente e sembravano diventare sempre di più. Camionette della Polizia sostavano ai margini del raggruppamento, ma i celerini non apparivano particolarmente vogliosi di contrastare chi protestava, anzi qualcuno si stava levando il casco e le protezioni della divisa passando dall’altra parte. Ad un certo punto si vide uno che, levando la voce al di sopra del clamore, sembrò impartire un ordine. In mano brandiva il manico di un piccone. Al suo comando la folla si mosse compatta e decisa verso i palazzi del potere. Quello fu l’inizio della rivoluzione.







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