venerdì 17 marzo 2017

Il futuro è cambiato



-Vedi caro, il futuro è cambiato.
-Ma nonno, come è possibile che cambi qualcosa che non è ancora avvenuto?
-Non te lo so dire, nipote mio, ma quando avevo intorno ai dieci anni, più o meno la tua età, nel domani che immaginavo c’era il cielo solcato da macchine volanti con alla guida personaggi vestiti con tute attillate dai colori sgargianti. Anche i giornali e la televisione raccontavano di imminenti meravigliose scoperte che avrebbero migliorato la vita sulla Terra. Una cagnetta era già stata lanciata nello spazio per verificare se un essere vivente sarebbe sopravvissuto e ben presto anche un uomo avrebbe avuto la possibilità di arrivare su altri pianeti.
-Beh, a parte i dischi volanti, poi in realtà gli astronauti sono scesi sulla Luna, no? E quindi quel futuro si è in parte avverato.
-In un certo senso, ma il sogno della conquista dello spazio era legato al progresso scientifico per migliorare la vita degli uomini, e questo è avvenuto solo marginalmente.
-Ho capito, ma forse quella storia era il vero futuro d’allora.
-Certo, ma era un inganno.
-Che vuoi dire?
-Quando diventai più grande, diciamo intorno ai vent'anni, dell'avventura spaziale erano rimasti solo alcuni sassi nelle teche di qualche museo e poco altro. La Luna era tornata nella sua silenziosa solitudine e chi si era confrontato nella conquista del cosmo si concentrò solo nella corsa agli armamenti. L’immagine del futuro dei giovani come me, allora si modificò. Non più proiettati in scenari fantascientifici, ma impegnati nel cambiare la società qui sulla Terra.
-Facevate bene, vero nonno?
-Diciamo che le intenzioni erano buone, nipotino mio, ma le illusioni di una generazione si scontrarono con la realtà. Noi volevamo la pace nel mondo, la fratellanza tra gli uomini e qualcuno immaginava addirittura una nuova era. Si diceva che la forza di una rivoluzione non violenta avrebbe portato ad una società più giusta e libera per tutti.
-Sarebbe stato bellissimo.
-Dici bene: sarebbe. Perché non andò così, ed anzi le guerre continuarono un po’ dappertutto, in maniera esplicita o sotterranea, e neanche uno dei peccati dell’umanità fu redento. E il nostro futuro cambiò ancora. Forse perché le nostre aspettative si dimostrarono campate in aria, o per il fatto che cominciammo ad invecchiare, lasciammo i canti di protesta per intonare la marcia dei sette nani: “andiam, andiam, andiamo a lavorar…”
-Ah, ah, ah! In miniera?
-No caro, più che altro in Borsa. Ovvero pensammo che visto che non avevamo potuto sovvertire il “sistema” l’avremmo sfruttato per fare soldi. Se vogliamo trovare l’aspetto umanitario, potremmo dire che si cercava un benessere diffuso, anche se dai risvolti edonistici.
-Edo…che?
-Goderecci, materialistici, prosaici? Fatti tu un’idea, anche se non capisci. La voglia era di fare crescere i consumi con la speranza che la festa non sarebbe mai finita. Ma finì, e il futuro cambiò ancora.
-In meglio?
-Bambino mio, fu una culata, con rispetto parlando. Avevamo vissuto spinti a comprare qualsiasi prodotto perché questo faceva girare l’economia, ma in realtà erano solo debiti che poi avrebbero presentato il conto. Venne quindi la “crisi”. In sé questa non è una brutta parola perché significa soltanto un punto di svolta, ma dopo ci deve essere una ripartenza. Purtroppo, invece, è stato come salire su una scala mobile in senso opposto al movimento degli scalini. Fai tre passi veloci e ti sembra di andare avanti, ma il meccanismo ti riporta indietro dove stavi prima, se non più giù. E devi stare attento a non fermarti o a distrarti perché altrimenti rischi il capitombolo.
-Eh?
-Voglio dire che da quel periodo viviamo preoccupati più che altro di tirare avanti, senza grandi prospettive né speranze. Il futuro è ancora cambiato.
-Mamma mia, nonno! Anch’io dovrò andare su e giù per la scala mobile?
-Tu che pensi?
-Non lo so, ma quando dormo sogno un prato senza confini dove corro felice. La giornata è piena di sole e mi viene voglia di cantare a squarciagola. Poi vedo un amico, ci mettiamo a giocare e siamo felici. Non ci sono persone tristi e io sogno…sogno che può essere vero. Sarà così il mio futuro?
-Nipotino mio, sarà sicuramente così. Perché il futuro è dei sognatori e saranno loro che salveranno il mondo. Devi sognare la felicità ed inseguire i tuoi sogni, e se sarai bravo ad acchiapparne anche uno solamente avrai cambiato la tua vita. Un vecchio scienziato intelligentissimo, si chiamava Einstein, disse che solo quelli che sono abbastanza folli da pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero, ed i sogni fanno parte della follia.
-Sì, nonno. Io sarò un sognatore e cambierò anche il tuo futuro.
-Ne sono certo. Vieni qui, abbracciami.

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