giovedì 13 giugno 2019

I ragazzi del '72



Esterno giorno/notte.

Carrellata in piano sequenza dall’esterno del ristorante fino alla sala interna.

La MdP si muove dal parcheggio, attraversa un tunnel di rincospermo fiorito e poi inquadra alcuni camerieri che salutano accoglienti. Si sbuca in un ampio salone con molti tavoli, alcuni già occupati da gruppi di commensali. Zoom in soggettiva fino al primo piano di un grande tavolo con attorno una ventina di signori con dei calici in mano intenti a chiacchierare piacevolmente. Scrosci di risate e pacche sulle spalle. Sullo sfondo il sole che tramonta sul Tevere.

MdP sul capotavola che invita gli amici a prendere posto. Dopo che tutti si sono sistemati, Alessandro batte sul bicchiere con un coltello per richiamare l’attenzione e, alzandosi in piedi, prende la parola.

ALESSANDRO – Compagni, amici… - Viene subito interrotto da Carlo all’altro capo della tavolata:

CARLO – Eh, no! A me compagno non lo puoi dire. Lo sai che il mio cuore è tutto spostato a destra e sentire quell’appellativo mi manda la cena per traverso.

ALESSANDRO – Già, dimenticavo, scusa. Allora: amici… - L’architetto interrompe:

ANDREA – Ti prego, amici: puro stile democristiano, prima repubblica. Ci siamo turati il naso per votarli tante volte ed ora ne riesumiamo le spoglie. Non credo sia il caso, evita.

ALESSANDRO, leggermente innervosito, ma ancora composto – Come volete. Posso dire almeno: carissimi? Si offende qualcuno? – I convitati si guardano l’un l’altro facendo taciti segni di approvazione. – Bene, allora: carissimi. – continua A. – Ci ritroviamo dopo tanto tempo e ne siamo tutti felici. O no? – Qualcuno fischietta, altri ridacchiano, uno o due fanno i vaghi. Dopo qualche attimo di suspense, si levano timidi “certo, e come no, te credo”. Il marchese fa sentire il suo “ca va sans dire”, noblesse oblige.

ALESSANDRO – D’accordo. Però mi piacerebbe che questa agape fraterna, come definiscono le riunioni mangerecce i nostri beneamati Freres, non rimanesse fine a se stessa. Che dalla reunion di una classe di cotanto spessore sgorgasse qualcosa per rendere onore alle individualità di ciascun partecipante lasciando il segno tangibile di una collettività particolare.

STEFANO (quello già simpatico, ma attualmente odioso per la sua inopinata somiglianza con George Clooney. Gli altri, adiposi, invidiano), sottovoce rivolgendosi al vicino – Ahò, ma che stà a batte a scudi? Noi stamo fucilati, ovvero non c’ho ‘na lira, nun ce provasse minimamente.

STEFANO (aka: il tapiro) – Ummhhh, casca male!

ALESSANDRO – No, ho capito, tranquilli! Non si tratta di una colletta. – Sospiro di sollievo, più o meno mascherato, da parte della totalità degli astanti – Intendevo che mi piacerebbe fare qualcosa insieme a voi per unirci ancora di più dando uno scopo ai nostri incontri. Non ho un’idea particolare, vorrei capire se siete d’accordo e se magari c’è qualche proposta.

PAOLO, spingendo con l’indice al loro posto gli occhiali scivolati sulla punta del naso- A Mà (ssimo), me passi i frittini, se non li mangi più? – Occhiataccia generale. – Volevo dire: non saprei, ma va bene.

LIVIO – Sarebbe bello, ma cosa potremmo fare?

MdP, carrellata intorno al tavolo sul viso attonito degli amici. Giovanni guarda Massimiliano che, in sequenza, rivolge lo sguardo a Valerio. La Mpd si sofferma su quest’ultimo. Si percepisce che nel cranio dell’individuo abituato a “too far”, bolle qualcosa, ma forse sta pensando al Kentucky, nel senso del bourbon o dei cavalli. La Mpd continua: Roberto, poi Mauro, dopo Stefano, quindi Nicola per fermarsi ancora su Stefano, un altro. Breve esitation, sottofondo musicale “tubular bells” di Mike Oldfield, ripartenza col viso di Andrea, Massimo e Stefano (ancora…). Solo su quest’ultimo, la musica improvvisa una breve svisata proveniente da una Fender d’annata. Poi la Mpd finisce il giro di nuovo con Carlo, Livio, Roberto e Massimo. Nessuno sembra avere voglia di parlare.

ALESSANDRO – Allora, comp.., ami…, carissimi. Buio totale?

STEFANO (uno dei tanti, a caso) – Bè, forse… - Simile al Coro nelle antiche tragedie greche, un coacervo di coreuti mugugnanti dà vita ad un cacofonico sottofondo di “Non dì cazzate, ma statte bono, è arrivato l’arrotino”, e così via in senso beffardo e dileggiatorio.

STEFANO, ignorando la plebe. – Dovremmo fare qualcosa di eclatante, che ci distingua e ci faccia ricordare. Pensavo che, siccome nessun traguardo è inarrivabile per chi sogna, potremmo porci l’obiettivo di cambiare il mondo. Non facile, ma non impossibile.

ALESSANDRO – E come?

STEFANO – La ricetta è nota da tempo, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di applicarla. O almeno di provarci. Un grande scrittore russo, di cui non pronuncio il nome perché troppo difficile, disse che la BELLEZZA può cambiare il mondo. Bellezza intesa anche come armonia, gentilezza, pace. – La Mdp coglie le espressioni attente dei partecipanti.

ALESSANDRO – Vai avanti.

STEFANO - Ebbene, fra di noi ci sono architetti, avvocati, medici, ingegneri, esperti nella viabilità, nei rapporti industriali, nella comunicazione. C’è chi ha dimestichezza con lo sfavillare delle gemme, chi cura giardini o animali, chi lavora per l’ambiente. E’ presente un professore, un paio di titolari d’impresa e qualche pensionato precoce. Insomma sono rappresentati non dico tutti, ma molti dei settori delle attività svolte in ambito sociale. Facciamo un volo di fantasia. Immaginiamo di formare un governo che abbia come programma e unico scopo quello di far vincere la bellezza sulle brutture di questo nostro mondo.

ALESSANDRO – Come potrebbe essere composto?

STEFANO – Come Presidente del Consiglio proporrei Roberto che ha commosso tutti con l’omaggio di un libretto colmo di saggezza e di un nettare di frutta e fiori, unendo il gesto gentile alla bellezza dell’intelletto e della natura. Ministro degli Esteri: Valerio, se non altro per la facilità con la quale balza da un lato all’altro dell’oceano. Interni a te, Alessandro; Difesa: senza dubbio a Carlo; Commercio Estero: Gianni; Giustizia: Stefano o Giovanni; Sanità: Massimo o Paolo; Trasporti: Stefano; Finanze: Tilly che facendo “la trota” farebbe digerire con un sorriso qualsiasi balzello.

ALESSANDRO – Agli altri?

STEFANO – Deleghe a piene mani con un solo vincolo: perseguire la bellezza in qualsiasi ambito. In televisione non si vedrebbero più programmi volgari fatti solo per solleticare gli istinti di un’audience sempre più imbelluinita. Nel sociale si valorizzerebbero gli aspetti gentili dell’animo umano che sono spesso indice di un carattere fermo e sicuro di sé, invece di manifestazioni di debolezza come oggi sono intese. Nelle città si costruirebbe con attenzione all’estetica oltre che alla funzionalità poiché la bellezza induce al pensiero elevato. L’economia non sarebbe più finanza, ma investimenti produttivi perché così darebbe frutti tangibili per il benessere della collettività. Insomma, e finisco, una visione etica del futuro che si fondi sulla bellezza. Ragazzi: una rivoluzione!

Intorno al tavolo si ricomincia a discutere animatamente.

La MdP lascia i ragazzi del ’72 facendo una carrellata fuori dalla finestra. In fondo all’ansa del Tevere s’intravede il Cupolone. Lenta zoommata  verso quel capolavoro di bellezza, quasi a sottolineare le parole dell’improvvisato oratore. Si sente un lontano suono di campane e lo stridio di qualche rapida rondine in volo nel cielo di Roma.

Dissolvenza.









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