Era una di
quelle giornate che sembrano una presa in giro. Nella conca delle Dolomiti il
Creatore aveva messo in scena un apparato completo di luci, colori e profumi
per mostrare a tutti quanto fosse bravo. Una cartolina in tre dimensioni che
appariva così bella e maestosa da rendersi incredibile per chi, come lui,
veniva dalla città. Com’è possibile, si chiese, che questo scorcio di bellezza,
questa promessa di paradiso, faccia parte del medesimo pianeta dove regnano
caos e disordine? Dove l’aggressività viene assurta a valore morale e l’egoismo
domina i comportamenti. Perché Dio si rifugia in nicchie dorate
disinteressandosi del resto del mondo? Qualcuno, da lassù, si diverte
illudendoci che ci sia un’altra possibilità, ma poi volta pagina repentinamente
concedendo solo un barlume di speranza, giusto per non arrendersi. L’uomo, quel
giorno, in quella cornice, incontrò lei. Si innamorò, e mancava solo un Cupido
svolazzante al ritmo di una canzoncina di Disney per completare la favoletta di
un amore sbocciato a prima vista. Ma tant’è: diventarono amanti. Però lui
doveva tornare in città, mentre lei non poteva lasciare il paesino tra le
montagne. Ogni fine settimana l’uomo prendeva il treno che prima velocemente e
poi col lento ritmo di un regionale dalle tante fermate, lo riportava dal suo
amore. Le prime volte si faceva prendere dalla smania, dall’impazienza in vista
dell’incontro, sbuffava e malediceva quella carretta arrancate su strade
ferrate inerpicate sulla costa dei monti. Poi si rassegnò ed, anzi, cominciò ad
assaporare quei momenti di pace, viaggiando abbandonato tra le braccia di un
ammasso di ferraglia. Finalmente ritrovò il tempo per pensare, e nella carrozza
sempre più vuota man mano che la stazione di arrivo si avvicinava, sbrigliava
la fantasia immaginando il futuro. Come con uno zaino ormai inutile
da portarsi appresso, improvvisamente scaricava il fardello delle proprie ansie
sentendosi più leggero e solo un poco più felice. Pensava anche, e soprattutto,
a lei e di come sarebbe stato bello sentire ancora l’odore antico delle
lenzuola asciugate al sole, di come sarebbero rimasti abbracciati a lungo e di
quanto avrebbero riso. Il paesaggio cambiava e lui continuava a farle domande
di cui inventava la risposta, la trascinava a correre nei prati, si fermava sdraiandosi
per terra a rimirare una quantità di stelle mai vista prima. Non era mai sazio
della sua compagnia, in attesa d’incontrarla.
Al termine
del viaggio per raggiungere la sua amante, l’uomo si rese conto che la vera
notte d’amore era quella che ogni volta passava nello scomodo scompartimento di
un treno in corsa verso di lei.
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