mercoledì 19 giugno 2019

L'attesa


Era una di quelle giornate che sembrano una presa in giro. Nella conca delle Dolomiti il Creatore aveva messo in scena un apparato completo di luci, colori e profumi per mostrare a tutti quanto fosse bravo. Una cartolina in tre dimensioni che appariva così bella e maestosa da rendersi incredibile per chi, come lui, veniva dalla città. Com’è possibile, si chiese, che questo scorcio di bellezza, questa promessa di paradiso, faccia parte del medesimo pianeta dove regnano caos e disordine? Dove l’aggressività viene assurta a valore morale e l’egoismo domina i comportamenti. Perché Dio si rifugia in nicchie dorate disinteressandosi del resto del mondo? Qualcuno, da lassù, si diverte illudendoci che ci sia un’altra possibilità, ma poi volta pagina repentinamente concedendo solo un barlume di speranza, giusto per non arrendersi. L’uomo, quel giorno, in quella cornice, incontrò lei. Si innamorò, e mancava solo un Cupido svolazzante al ritmo di una canzoncina di Disney per completare la favoletta di un amore sbocciato a prima vista. Ma tant’è: diventarono amanti. Però lui doveva tornare in città, mentre lei non poteva lasciare il paesino tra le montagne. Ogni fine settimana l’uomo prendeva il treno che prima velocemente e poi col lento ritmo di un regionale dalle tante fermate, lo riportava dal suo amore. Le prime volte si faceva prendere dalla smania, dall’impazienza in vista dell’incontro, sbuffava e malediceva quella carretta arrancate su strade ferrate inerpicate sulla costa dei monti. Poi si rassegnò ed, anzi, cominciò ad assaporare quei momenti di pace, viaggiando abbandonato tra le braccia di un ammasso di ferraglia. Finalmente ritrovò il tempo per pensare, e nella carrozza sempre più vuota man mano che la stazione di arrivo si avvicinava, sbrigliava la fantasia immaginando il futuro. Come con uno zaino ormai inutile da portarsi appresso, improvvisamente scaricava il fardello delle proprie ansie sentendosi più leggero e solo un poco più felice. Pensava anche, e soprattutto, a lei e di come sarebbe stato bello sentire ancora l’odore antico delle lenzuola asciugate al sole, di come sarebbero rimasti abbracciati a lungo e di quanto avrebbero riso. Il paesaggio cambiava e lui continuava a farle domande di cui inventava la risposta, la trascinava a correre nei prati, si fermava sdraiandosi per terra a rimirare una quantità di stelle mai vista prima. Non era mai sazio della sua compagnia, in attesa d’incontrarla.

Al termine del viaggio per raggiungere la sua amante, l’uomo si rese conto che la vera notte d’amore era quella che ogni volta passava nello scomodo scompartimento di un treno in corsa verso di lei.   

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