martedì 15 ottobre 2019

Late Blossom



Gli inglesi dicono: “late blossomed tree” per riferirsi a quelle persone i cui talenti vengono scoperti o si rivelano in tarda età. Non parlo di studiosi che hanno fatto un lavoro di ricerca per tutta una vita e che dopo molti anni riescono a raggiungere il loro scopo, per questi è abbastanza normale che l’esperienza accumulata porti ad un risultato, ma di quanti manifestano una capacità nascosta fino quasi al limite del tempo massimo. Ci sono alcuni casi, anche clamorosi, nelle attività imprenditoriali. Per citarne uno, il colonnello Sanders che decise un giorno di mettere a frutto la sua passione per le alette di pollo fritte aprendo dapprima una specie di rosticceria, e poi tante altre di seguito, fino a diventare un leader nel settore sotto l’insegna “Kentuky Fried Chicken”. Sanders non tenne conto di avere 62 anni, anzi per sottolineare la sua esperienza di uomo vissuto ed offrirla come garanzia ai potenziali clienti, mise la sua bella faccia sul marchio d’impresa con tanto di occhiali, baffoni e barbetta bianca. Un successone! Però il campo nel quale si può trovare il maggior numero di questi frutti tardivi, che spesso sono i più dolci, è indubbiamente quello delle arti. Bisogna considerare che ai nostri giorni la vita media si è allungata molto, pertanto quando si pensa ad un uomo di cinquant’anni di un secolo fa s’immagina più o meno un vecchio, mentre per i canoni odierni è appena, appena una persona matura. Quindi gli artisti del passato che hanno espresso il meglio di sé intorno alla cinquantina o sessantina, dobbiamo annoverarli nella lista degli arrivati tardi, e non sono pochi. Esempi? Eccone servito qualcuno tra i letterati. Dopo il nome, tra parentesi, segue l’età nella quale pubblicò, o si fece conoscere, per la prima volta.

Charles Bukowski (51)

Laura Ingalls Wilder (65)

Mary Ann Evans / George Eliot (55)

Jose Saramago (60)

Frank McCourt (66)

Mary Wesley (72)

Andrea Camilleri (69)

E si potrebbe continuare, senza contare i “postumi” che certamente non hanno provato il gusto del successo, ma almeno vengono ricordati nelle preghiere dei loro eredi per i diritti d’autore.

A questo punto i più arguti tra i lettori di queste poche righe avranno già capito dove voglio andare a parare. Essendo ormai entrato in un’età che alcuni chiamano terza, ma dipende da che parte la si guarda, e non potendo più sognare di vincere Wimbledon o stare sotto le tre ore nella maratona (ma neanche sotto l’ora nei cinque chilometri), forte di tanti illustri predecessori, punto al Guinness degli scrittori ritardatari. Ovviamente verranno sempre prima le cose “importanti”, ma mi piacerebbe assai passare un giorno davanti alla vetrina di un libraio e vedere in mostra una pila di copie del mio ultimo romanzo. La copertina sarebbe rigorosamente in bianco e nero, per fare intendere contenuti impegnati scevri da frivolezze, mentre sul risvolto si potrebbe scorgere un mio ritratto fotografico con la pipa in bocca e gli occhiali. Si, l’ammetto, per darmi una parvenza da intellettuale sarei disposto anche a ricominciare a fumare la pipa. Di traverso, sul vetro del negozio, uno striscione griderebbe: “L’autore rivelazione dell’anno! Un milione di copie vendute in un solo mese!”. Non è detto che non succeda, d’altronde ho ancora tutto il tempo che voglio. Forse.






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