venerdì 4 ottobre 2019

Solo una sfumatura d'ocra


La vecchiaia è come una grande nevicata che ricopre ogni cosa. Lo strato bianco si posa sui capelli e sui prati, avvizzisce la pelle e secca le foglie, spenge gli entusiasmi e soffoca le gemme. La vecchiaia è una mano che vela gli occhi, un peso sulle spalle, un gioco che nessuno vorrebbe giocare, una voce melliflua e falsa che soffia nelle orecchie. E’ un giro di carte dove la posta è sempre tutto quello che si possiede, un’allucinazione resa reale, una condanna immeritata. E’ un inganno accettato, una vile compagna che si approfitta della rassegnazione, la facile scappatoia di verità scomode. La vecchiaia è una compare mendace che porta su strade che conducono ad un’unica meta, s’impone senza essere stata invitata, dà consigli che favoriscono solo lei e cresce ogni giorno nutrita dalla mancanza di speranza. Ogni rinuncia è una vitamina che la sostenta, la sfiducia è per lei un balsamo, cinismo e pessimismo sono i suoi doni. Si giustifica col fatto di essere inevitabile e si vanta di essere desiderata da coloro che non hanno il coraggio di ripudiarla. In cambio del tempo, pretende sempre di più; impone una resa incondizionata a fronte di una pace letale che tutti accettano, rassegnati e stanchi. Ma la neve non ha ucciso i semi nel terreno, li ha solo spinti verso uno strato più profondo. Quei piccoli concentrati di vita dove tutto è compreso senza niente tralasciare, rimangono nascosti, minuscoli insignificanti granelli dove si rispecchia l’universo. Protetti da una buccia sottile tramandano il proprio codice genetico e, forse, con esso tanti racconti quanti erano stati i calici che li avevano generati. Ugualmente la vecchiaia sopisce la memoria, a volte la confonde, ne oscura alcuni tratti, ma non riesce a cancellarla. Ottunde ed inasprisce i caratteri, ma l’ocra di una foglia d’autunno è solo la nuova sfumatura di un verde passato di moda.
      

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