venerdì 23 aprile 2021

Periferia

 



Che senso ha ancora un romanzo d‘amore di periferia? Quella storia dove i sentimenti cozzano con la realtà, dove la tenerezza del cuore fa a pugni con la durezza del quotidiano. Quando un sentimento dolce nasce inaspettato come un fiore su una scarpata ai lati della ferrovia. Dove una gentilezza è frenata dalla paura di manifestarsi come una debolezza, dove un’esitazione è spesso scambiata per timore. Eppure niente cambia per due cuori amanti, come dicono i vecchi cantanti di trite melodie. E la ruota gira. L’organetto ripropone sempre la stesa musica che suggerisce felicità, anche se poi si rivelerà un sogno irraggiungibile. Marco voleva possederla, ma non come diceva con gli altri, non gli interessava farci l’amore. O forse solo un po’. Voleva dirle: sei mia, e tirarla fuori dal gruppo di amici che erano tali solo perché nati nella stessa strada. Avrebbe dato qualsiasi cosa per prenderla da parte e difenderla. Da cosa? Beh, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Dagli sguardi della compagnia, dalle angherie dei genitori, dalla scuola che non la capiva, dalla vita che ancora non l’aveva accettata. E lui si sentiva in grado di farlo. O meglio, sperava di esserne all’altezza, in fondo la giovinezza era un handicap che dovevano scontare insieme. Sognava di presentarsi sotto casa sua in sella ad una bella moto, di farla scendere accogliendola tenendo fra le mani quella borsa che avevano visto su instagram e giudicato come la luna: irraggiungibile. E poi correre insieme verso il mare e tuffarsi tra le onde per sentirsi più vicini in un mondo che era fatto per i pesci e non per gli uomini. Dopo, stanca, farla addormentare col capo appoggiato alla sua spalla per sentire il profumo dei suoi capelli, per scoprire quanto può essere liscia la pelle di chi ami. S’immaginava di provare quella strana sensazione in bilico tra le lacrime ed il riso, tra la felicità e l’angoscia più profonda. Tra la paura di perdere una fortuna immerita e la speranza che il fato non si accorgesse di una fatale combinazione di anime tanto rara da far invidia agli angeli. Ma in quelle strade si nasce scontando una condanna immeritata, bisogna scegliere. Sarebbe stato più semplice adeguarsi all’ambiente, come quegli animali che si salvano grazie al loro mimetismo, confondendosi col nulla per sembrare nulla. Dimostrare di essere forti oltre la propria forza e fare del cinismo lo scudo per non essere feriti, lasciando scorrere via le piccole preziose gemme che la vita offre, come sabbia tra le dita di un bimbo. Oppure sentirsi diversi. Ma forse tutti sarebbero uguali se ne avessero il coraggio, perché l’amore è uguale per tutti, quello che cambia è l’ardire di viverlo. Aspettò alla fermata del bus. Si fece largo a spintoni per salire, non fece la figura dello sfigato obliterando un biglietto che nessuno comprava e scese alla fermata più vicina alla casa di lei. Una passeggiata per arrivare al suo portone, mentre la mente componeva frasi sempre troppo complicate per esprimere un sentimento tanto semplice. Al citofono:

-Scendi?

-Arrivo.

Ecco: la felicità!

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