venerdì 11 aprile 2014

Il mio primo libro.

Lo so: sembra l’inizio di un film visto decine di volte, eppure è tutto vero. Avevo circa sette o otto anni e, in un noioso e solitario pomeriggio, andai in soffitta che, essendo grande e piena di scatoloni e cianfrusaglie, riservava sempre qualche sorpresa. Scoperchiai un baule a caso. Trovai qualche vecchio vestito, delle scatole con quaderni e diari di scuola, forse dei miei fratelli più grandi, e molti libri. I più belli erano illustrati a colori come gli Atlanti Geografici e, particolarmente affascinanti, i Planetari con la mappa del cielo e le costellazioni. Altri erano dizionari, volumi spaiati di enciclopedie e poi c’erano diversi romanzi per ragazzi. Uno di questi attirò la mia attenzione. Sembrava particolarmente vecchio, con la copertina un po’ consunta raffigurante un esotico disegno in bianco e nero che il tempo aveva reso quasi marroncino. L’aprii e, nelle pagine bianche che precedono la stampa, vidi poche righe scritte con una calligrafia antiquata e svolazzante, ma un po’ sbafata e con qualche macchiolina, come se le parole fossero state vergate ancora con il pennino intinto nel calamaio. “Questo volume appartiene a…(il nome di mio padre)…Roma, 1918.” Mio padre nacque nel 1906 e fra me e lui c’erano quarantotto anni di differenza che, specialmente nel secolo scorso, significava un gap generazionale praticamente insormontabile. Il fatto di trovare qualcosa che appartenesse a lui quando all’incirca aveva la mia età, e che probabilmente gli era piaciuto tanto da indurlo a rivendicarne per iscritto la proprietà, mi incuriosiva molto. Pensai, irrazionalmente, che se l’avessi letto, in qualche maniera, avrei avuto qualcosa in comune con lui e con quel bambino che anche mio padre, che avevo sempre conosciuto vecchio, doveva essere stato. A otto anni, avevo già letto qualcosa a scuola ma, fuori dai portoni del Marcantonio Colonna, per me esistevano solo i fumetti, e la decisione di affrontare il mio primo libro fu una tappa miliare nel cammino della mia esistenza. Per fortuna il genitore aveva scelto bene. Come meglio debuttare nella società dei lettori che leggendo “I Misteri della Giungla Nera” di Emilio Salgari? Ancora mi ricordo Tremal-Naik, Kamamurri e i malefici Sick con la dea Khali che richiedeva sacrifici umani. Grandioso! Il libro mi agganciò dalle prime pagine e lo lessi tutto scoprendo un mondo che poi seppi, con immensa ammirazione, l’autore aveva tutto inventato a tavolino non essendosi mai mosso da Torino. Ho posseduto l’intero ciclo dei pirati della Malesia e dei corsari nei vari colori per poi passare ad altre letture, ma quasi mai con lo stesso coinvolgimento. Ho il solo grande dispiacere che nei numerosi traslochi che mi è capitato di affrontare, è andato perso proprio quel libro che però, per me, rimane il più importante di tutti.


1 commento:

  1. Bellissimo!!!! Il primo libro come primo amore. Ci avvicina ad una persona che crediamo di conoscere bene e che invece ci rivela delle sorprese. Ci accomuna a lei con un legame magico, invisibile ma eterno.
    Trovare poi un libro di un'altra persona è quasi esoterico Se la conosciamo quasi ci fonde insieme. Se è una sconosciuta ci fa nascere sovente la voglia di conoscerla meglio, di saperne di più.
    E poi, sembra che il destino abbia messo ì proprio quel libro. Quello che ci apre ad un monndo sconosciuto e ci indica una strada da seguire. Quella della lettura che giorno dopo giorno viene alimentata dalla nostra curiosità e alimenta la nostra voglia di approfondimento.
    Bellissimo! Ciao

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