Un po’ prima dello spread c’è stato
il buco nell’ozono. Non ci si poteva sintonizzare su un telegiornale o
sfogliare un quotidiano, che i titoli d’apertura strillavano l’allarme
imminente per la catastrofe ambientale incombente sul pianeta. Sembrava ci
fosse, sopra al polo Nord, una breccia nell’atmosfera attraverso la quale
potevano giungere sulla Terra i raggi cosmici, le radiazioni solari e qualsiasi
altro rifiuto dell’Universo, compresi, forse, i sacchetti della spazzatura, le
cicche ed i fazzolettini usati scaricati da una poco educata astronave aliena.
Non si sapeva come rammendare lo
strappo astrale, e scienziati di chiarissima fama si strappavano i capelli
angosciati per il futuro dell’umanità. Poi in Europa si è deciso di sistemare
le casse degli Stati più forti prima di pensare all’ambiente. Quindi, all’attenzione
del popolo, si è posto il differenziale con i Bund. Che quando l’ha sentito il
meccanico sotto casa, si è dato subito molte arie spacciandosi come un esperto
di “differenziali” avendone cambiati decine nella sua carriera. Anche qui, se
non avessimo rimediato subito privandoci di qualsiasi sfizio seppur piccolo, adottando
una dieta mediterraneissima a base di croste di pane e acqua a volontà, ci si sarebbe aperta sotto ai
piedi la voragine dell’insolubilità, con la Troika pronta ad insediarsi al
posto dei portieri condominiali per controllare tutte le entrate e le uscite.
Adesso che in fondo al tunnel economico si intravede (forse, sembra, appare e
scompare) non dico la luce del sole, ma una fioca lampadina da 20watt, quasi ci
prendono in giro per aver dato tanta importanza a quell’indicatore che ha fatto
la fortuna solo di Monti e di Frau Angela. Allora: dobbiamo scordarci dello
spread come ci siamo dimenticati del buco dell’ozono? Fino a quando ci propineranno
la prossima angoscia che non inciderà sul nostro quotidiano, ma ci intristirà
per la visione del futuro levandoci anche quella minima voglia di alzarci dal
letto alla mattina, domeniche escluse.
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