Uhh, la
golosità di un foglio vuoto! Premi sui tasti bianchi e neri e, come d’incanto,
appare un arabesco, un merletto, un ricamo ondulante di tratti e punti. Piano
si delinea lo skyline di un pensiero che delimita la fantasia ed il sogno. Spuntano
qua e là parole, catene di lettere, abbozzi di pensieri e lo schermo si riempie
dello spartito di un’armonia senza musica. Lascia le dita battere dove
vogliono, abbandona la mente, oscura la volontà e lascia fluire. Piano, vedrai
affiorare la tua anima, i tuoi desideri, i sogni inespressi. Basta seguirli,
non ti fermare. Guarda, come uno spettatore curioso ma distaccato, quello che
la pagina ti dice. Saranno parole in libertà o concetti vaghi, non importa.
Potranno uscire storie di vite che non avrai mai vissuto o descrizioni di
paesaggi mai visti; voci di gente che non hai mai incontrato o di persone che
vorresti conoscere. Se il vizio di scrivere ti prendesse la mano, potrebbe nascere
anche qualche pudico verso o qualche pensiero prudentemente astruso: lasciali
liberi. Affidati al biancore di quel foglio che, come carta assorbente,
asciugherà qualche lacrima mentre, scolorendo la tua maschera, si farà specchio
di te. Bisogna avere coraggio perché il riempimento di una pagina non rimane tuo,
ma raffigura un pezzetto di te verso l’esterno. Poi, se hai scritto al
computer, stampa una copia sola senza salvare il file. Prendi la carta, accartocciala
e, se hai sottomano un bicchiere di whisky, mettila in bocca, mastica e manda
giù.
Eh, il fascino strano e complice del foglio bianco!
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