Un vuoto
improvviso, un tuffo al cuore, la sensazione che manchi il respiro, un groppo
in gola, la voglia di piangere. Il pudore di non farlo, anche se nessuno vede.
Malinconia di un tempo perduto, di tante occasioni lasciate senza riconoscere
la via giusta. Rimpianti, rimorsi, colpe per azioni volute o per decisioni non
prese. La maledetta notte mi fa rincontrare me stesso, e io non posso scappare.
Non sono quello che avrei voluto. Vecchie immagini di me mostrano speranze non
realizzate, angosce mai sopite e una vita che è rotolata verso questa tastiera
senza che fossi capace di dominarne il cammino. Puttana Eva, perché qualcuno mi
ama? Il ricatto dei sentimenti: cercare di non far soffrire chi tiene a te.
Forse significa che ho dato qualcosa e che un po’ d’amore sia stata la
giustificazione della mia esistenza, ma non basta. Quando Anubi peserà il mio
cuore per decidere del destino oltre la morte, troverà tanti buoni sentimenti,
grandi propositi e speranze, ma una parte nera delle cose che avrei voluto, o
dovuto, fare. Non so come giudicherà la mia anima e direi che non mi importa,
visto che la morte riguarderà solo me. E’ la vita che mi pesa. Questo bilancio
quotidiano che trova la sua parte negativa dentro di me e la consolazione negli
occhi di chi, puttana Eva, mi vuole bene. Gli stessi occhi che non sopporto di
vedere tristi e per i quali mi sento impotente nel non poter illuminare con più
sorrisi e serenità. E allora non posso mollare, devo immaginare, inventare,
cercare e impegnarmi mostrando una forza che non ho, una determinazione che mi
pesa, una speranza che forse è vana. Fino a quando la Vita riconoscerà la mia
buona fede, le mie oneste intenzioni e la mia volontà di esserci. Oppure, la
Vita, perdonerà la mia insipienza, la dabbenaggine e la superficialità con la
quale ho preteso di percorrerla. Per il momento, devo mettermi la maschera di
giorno che mi renda presentabile al mondo ed ai miei cari, salvo ritrovarmi,
nella puttana notte, faccia a faccia con me stesso. Oh fegato mio, resisti!
Assorbi nelle tue purpuree anse questa dose di alcol: ne ho bisogno. Se devo
andare a letto con la prospettiva di svegliarmi domattina, ho bisogno di un
amico che mi consoli o che mi faccia dimenticare; che mi illuda descrivendo i
miei pensieri come pippe mentali su realtà a me non direttamente imputabili.
Poi dormirò le mie quattro, cinque, ore e ricomincerò a strappare con i denti
la maledetta vita al risveglio. Puttana Eva, vincerò! O, comunque, ho bisogno
di crederlo. Vado avanti, ma tu non guardarmi con quegli occhi tristi. Puttana
Eva, vincerò; finché questa bottiglia di whisky non sarà finita. Puttana Eva!
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