-Sai quando ti rendi conto di qualcosa e poi lo ricacci in fondo alla mente, dove vorresti nasconderlo pur avendolo sempre presente? E senti la primavera, ma non ti appartiene; e aspetti l’autunno, ma com’era una volta; ed hai paura che finisca l’inverno, perché è un’altra cosa finita. E aspiri profondamente per sentirti vivo o per mandare ossigeno al cervello sperando che ti stordisca. E’ tutto così reale che vorresti tenertene lontano buttandotici dentro, ma non ne hai il coraggio o forse te ne manca il tempo. Un altro treno, un’altra stazione, ed un cartello che scorre veloce fuori dal finestrino col nome di un posto che non conoscerai mai.
-Sai quando ti trattieni e non urli, non scappi, non balli, non ridi sguaiatamente, non prendi a pugni qualcuno o qualcosa, non voli, non dormi e non vuoi andare a letto? Ti addormenti per poco, sogni molto, sei gentile, sorridi, scuoti la testa, ci sei e fai finta di capire. Ma quanti “ma” uno in fila all’altro, per rovesciare un’affermazione o per lasciare una porta aperta. In tutto ciò forse non sei proprio tu o, invece, sei esattamente tu: la somma di ogni cosa per un totale che non torna mai. Mentre il tempo passa e non impari niente, anzi ti sembra di dimenticare le poche certezze che avevi messo in tasca.
-Sai quando lo sai che tanto non serve a niente cercare con affanno, ma non sei capace di non farlo, di fermarti, di guardarti vivere? E rincorri quello che forse non potrai mai raggiungere, e ne sei consapevole. Non ti permetti di non fare, o di fare, per riguardo a te stesso, magari agli altri e sei come una mosca nel bicchiere rovesciato. Sbatti, sbatti contro le pareti di vetro, poi ti riposi, ci pensi un po’, una rapida aggiustata alle ali e ricominci. A sbattere, senza fermarti. Chiamalo destino, tanto anche se sbraiti non ti sente. Anzi, si diverte.
-Sai che non è cortese non rispondere?
-Sai quando ti trattieni e non urli, non scappi, non balli, non ridi sguaiatamente, non prendi a pugni qualcuno o qualcosa, non voli, non dormi e non vuoi andare a letto? Ti addormenti per poco, sogni molto, sei gentile, sorridi, scuoti la testa, ci sei e fai finta di capire. Ma quanti “ma” uno in fila all’altro, per rovesciare un’affermazione o per lasciare una porta aperta. In tutto ciò forse non sei proprio tu o, invece, sei esattamente tu: la somma di ogni cosa per un totale che non torna mai. Mentre il tempo passa e non impari niente, anzi ti sembra di dimenticare le poche certezze che avevi messo in tasca.
-Sai quando lo sai che tanto non serve a niente cercare con affanno, ma non sei capace di non farlo, di fermarti, di guardarti vivere? E rincorri quello che forse non potrai mai raggiungere, e ne sei consapevole. Non ti permetti di non fare, o di fare, per riguardo a te stesso, magari agli altri e sei come una mosca nel bicchiere rovesciato. Sbatti, sbatti contro le pareti di vetro, poi ti riposi, ci pensi un po’, una rapida aggiustata alle ali e ricominci. A sbattere, senza fermarti. Chiamalo destino, tanto anche se sbraiti non ti sente. Anzi, si diverte.
-Sai che non è cortese non rispondere?
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