domenica 15 dicembre 2019

E penso a te


E’ una storia finita, chiusa, passata. Un giorno d’autunno, mentre una pioggerella leggera piangeva sul parabrezza, hai aperto la portiera della macchina e sei scesa senza voltarti indietro. Lasciavi con me una parte della tua vita ed io non riuscivo a dire niente. Avrei voluto, e quante volte mi sono maledetto per una mano non allungata, per una voce non urlata, per un orgoglio idiota. E poi più niente, come se niente fosse mai esistito, come se tutti i semi di un amore non avessero generato altro che terra brulla. Un momento e si chiude una finestra, come se quel campo di grano non si stendesse fino all’orizzonte, come se il sole non splendesse più, come se il buio della stanza fosse normale. E dentro un boato rompe l’anima, mentre i tacchi delle tue scarpe fanno scricchiolare la ghiaia di un vialetto che ti porta lontano, oltre il mio sguardo. Va bene, se per te va bene, ma non mi puoi impedire di pensarti. Di lavorare e pensarti; di parlare con lei e di pensarti; di ridere con qualcuno che non riconosco e di pensarti. In questa maniera sto ancora con te, col tuo ricordo. E ti parlo, anche se non rispondi; ti prendo per mano, anche se non sento il tuo calore; ti sorrido, anche se non vedo i tuoi occhi. Non so dove ti trovi adesso, ma non sei lontana da me perché a me sei legata dalla memoria di tante sere passate in nessun posto, di tanti abbracci pieni di noi due insieme, di tanti attimi lunghi come l’infinito. Ma se nella scintilla guizzante del fuoco di un camino improvvisamente ti apparirà la nostalgia di un ricordo, se nel brivido dei primi freddi avrai voglia di tornare sotto quella vecchia coperta di pile, se un tramonto al mare ti sembrerà privo d’emozione, pensami anche tu. In quel momento mi ritroverai ed io saprò che mi stai pensando perché non c’è fine ad un amore, se amore è stato.

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